Corriere della Sera - La Lettura
Viaggio in Etiopia di un francese piuttosto italiano
Joël Alessandra con taccuini e matite
uando ami, bisogna partire»: inizia con un addio o, più probabilmente, un arrivederci il viaggio attraverso il Corno d’Africa di Joël Alessandra, illustratore, sceneggiatore, scrittore di graphic novel, ma soprattutto instancabile pellegrino nel Sud del mondo. Taccuini, matite, tempere, china, macchina fotografica, tutto l’occorrente per comporre i suoi carnets de voyage, lo accompagnano, da esploratore d’altri tempi, per fissare immagini, sensazioni, colori di un lungo viaggio che parte da Gibuti e scivola tra nomi leggendari sulla mappa del continente nero, Harar, Diredaua, Aksum, in Etiopia.
Abyssinie. Une traversée dessinée (Paulsen) è il resoconto di un’avventura antropologica, ma anche spirituale e letteraria, sulle orme di poeti e avventurieri come Arthur Rimbaud, sir Wilfred Patrick Thesiger, Henry de Monfreid e Joseph Kessel. Si sviluppa attraverso le lettere quotidiane dell’autore a Claire, la donna dalla quale si è momentaneamente allontanato, e i delicati acquarelli di volti, scorci urbani e paesaggi che hanno già reso celebre Joël Alessandra nell’universo della BD, la bande dessinée (fumetto), e degli orientalisti contemporanei.
Nato cinquant’anni fa a Marsiglia, Alessandra proviene da una famiglia di pieds noirs, come erano soprannominati i francesi d’Algeria, costretti a fuggire dopo la guerra d’indipendenza, e nipote di siciliani di Giarratana, in provincia di Ragusa, emigrati in cerca di fortuna all’inizio del secolo scorso. In uno dei suoi album precedenti, Petit-fils d’Algérie, «Nipote d’Algeria», ha raccontato il suo viaggio alla scoperta delle sue radici, dalle parti di Costantina, città nord orientale del Paese alla cui costruzione avevano contribuito i suoi nonni italiani, i loro fratelli e cugini, tutti discendenti di migranti e muratori, divenuti con il tempo architetti, scultori e imprenditori e, infine, fieramente sepolti nel cimitero locale con i loro nomi italiani, Corrado e Giuseppe, incisi sulle lapidi.