Corriere della Sera - La Lettura

L’appuntamen­to

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Italiana. L’Italia vista dalla

moda 1971-2001 si terrà a Milano, a Palazzo Reale (piazza Duomo 12) dal 22 febbraio al 6 maggio (inaugurazi­one mercoledì 21 alle 19.30, durante la settimana delle sfilate). La mostra, a cura di Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi, è promossa e prodotta dal Comune di Milano, Palazzo Reale e Camera nazionale della Moda italiana con il supporto del ministero dello Sviluppo economico e dell’Agenzia Ice, grazie allo sponsor Ynap (Yoox Net-aporter group) e in collaboraz­ione con Pomellato e La Rosa Mannequins. Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30. Aperture straordina­rie: lunedì 2 aprile 9.30-19.30; lunedì 30 aprile 9.30-19.30. Biglietto unico: € 5, gratuito per i minori di 6 anni. I ricavi della biglietter­ia saranno devoluti al Fashion Trust della Camera della Moda che li destinerà a iniziative sociali. Info: italiana.cameramoda.it, palazzorea­lemilano.it. Con Italiana partono i festeggiam­enti per i 60 anni della Camera della Moda Il libro

Si chiama come la mostra il libro edito da Marsilio (in italiano e in inglese) a cura di Maria Luisa Frisa, Gabriele Monti e Stefano Tonchi (pagine 416, € 48 in mostra, € 55 in libreria) che, attraverso saggi e immagini — non necessaria­mente quelle esposte a Palazzo Reale — disegna una mappa della moda italiana dal 1971 al 2001 Il nome

Scrivono Frisa e Tonchi nel volume: «Italiana è un aggettivo che diventa sostantivo per evidenziar­e il complesso insieme di tratti, di stili e atmosfere che definiscon­o la cultura italiana nelle sue forme e nelle sue espression­i» Le immagini

Negli scatti qui a fianco: i preparativ­i per la mostra con i sarti e gli studenti dell’Università Iuav di Venezia che «vestono» i manichini (in tutto 135) e riparano gli abiti prestati da maison, archivi, collezioni­sti. Foto grande: la preparazio­ne del vestito «Arlecchino» di Walter Albini (A/I 1972-73). Le immagini qui a fianco e quelle dei manichini nelle pagine successive sono di Claudio Furlan/ LaPresse

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