Corriere della Sera - La Lettura
Buone regole per acquistare in sicurezza
Occhio ai falsi
Il mercato dell’arte imita quello dei diamanti. Il Kimberly Process Certification Scheme fu messo a punto negli anni Duemila dal World Diamond Council per combattere la piaga dei diamanti «insanguinati» che finanziavano guerre e traffici. Ora anche l’art set s’interroga sul problema della (il)lecita provenienza delle opere in un mercato — quello del contemporaneo — che rischia l’esplosione di una bolla speculativa. Così è stata creata la Ram ( Responsible Art Market Initiative), iniziativa no profit nata nel 2015 sotto l’egida dell’Art Law Foundation di Ginevra e dell’Art Law Centre dell’Università di Ginevra. Dietro c’è il lavoro di un pool di membri fondatori che abbraccia l’intero spettro del business dell’arte. Con la presenza anche di esperti come Ursula Cassani dell’Università di Ginevra, dipartimento di Criminal Law, e Jean-Bernard Schmidt, Public prosecutor di Ginevra.
È la prima volta che viene lanciata un’iniziativa simile per prevenire operazioni di riciclaggio o finanziamento di attività illecite, professoressa Cassani? «Direi di sì, la Responsible Art Market Initiative è la prima iniziativa lanciata da e per il mercato dell’arte». Ma c’è davvero un’emergenza «trasparenza» nel mercato dell’arte? «Non c’è un’emergenza, ma di certo un’accresciuta consapevolezza dei rischi che il mercato dell’arte, come altri mercati, stanno fronteggiando».
Qui viene in soccorso quello che Ram ha chiamato Art Due Diligence Toolkit. Il funzionamento, che diventa operativo questo mese, lo spiega a «la Lettura» Mathilde Heaton di Ram: «Il Toolkit è una compilazione di verifiche per provare a mitigare i rischi che si possono incontrare nel mercato dell’arte: è una specie di promemoria di domande che, quando si fa due diligence (l’attività di investigazione e approfondimento di dati e informazioni relative all’oggetto di una trattativa) su un’opera d’arte, in vista dell’acquisto, ci si dovrebbe porre». In concreto quali domande? O, in altre parole, come si acquista arte in sicurezza? «Adottando quello che chiamiamo un risk-based approach che vuol dire cercare di identificare e capire i rischi verso i quali si è esposti. Per individuare il potenziale di rischio di una transazione è importante considerare: la natura del cliente (è un cliente noto all’art business o nuovo?); la natura dell’opera d’arte (di alto o basso valore? Con caratteristiche che consigliano ulteriori indagini? È stata autenticata in passato?); la natura della transazione (sta avvenendo tramite intermediari, faccia a faccia, o via internet o in altro modo? È complessa in maniera inusuale?». I maggiori elementi di rischio? «Opere senza una provenienza consolidata e verificata; transazioni effettuate non face-to-face o inusualmente complesse e acquirenti che abbiamo definito Pep, ovvero Politically Exposed Person (persone che abbiano un profilo politico di rilievo)». Possiamo quindi dire, effettivamente, che oggi il mercato dell’arte attraversa qualcosa di simile all’emergenza «trasparenza» vissuta dal mondo dei diamanti? «In realtà procedure responsabili nel mondo dell’arte esistono già». Forse adesso la tecnologia può aiutare a combattere meglio opacità e illegalità? «Stiamo in effetti esplorando come la tecnologia, incluse le immagini ad alta definizione e i meccanismi di blockchain (la tecnologia sottostante ai meccanismi che regolano le transazioni in criptovalute con i Bitcoin), siano utilizzati per sviluppare soluzioni per identificare, tracciare e garantire le opere e la loro transazione».