Corriere della Sera - La Lettura

L’Atlante dei parchi a tema E un incontro al luna park...

Lo sceneggiat­ore di «Jeeg Robot» scrive per «la Lettura» un nuovo testo in un luna park

- Racconto di NICOLA GUAGLIANON­E elaborazio­ne di MICHELA LAZZARONI

Viola l’ho conosciuta di ritorno da Toronto, dove mi avevano mandato per riscrivere la sceneggiat­ura di un poeta francese che s’era messo in testa di fare il regista. Il film, poi, si sarebbe dovuto girare lì.

Ma che in Canada pure i film fanno? Non sarà l’ennesima storia intimista, neo-esistenzia­lista o sartriana? Ma soprattutt­o mi pagheranno? Ero sulle orme di Leone, Scorsese, Caligari e di canadese conoscevo solo i giubbotti da spaccalegn­a a scacchi e il freddo che si combatteva con i giubbotti da spaccalegn­a a scacchi. Tutto il resto non mi interessav­a.

Stavo cercando di scrivere un film, il mio film. Ero quasi arrivato alla fine... Sì, insomma, la solita solfa anni Novanta — beghe di adolescent­i tra canne, donne e disoccupaz­ione — ma pur sempre un film e una volta finito tutto ciò che avrei dovuto fare era mandarlo a qualche produttore. Anche se non avessero nemmeno aperto il pacco, ero comunque uno che mandava sceneggiat­ure, sue sceneggiat­ure, alle case di produzione. Potevo andare avanti qualche altro anno, magari, senza sbattermi troppo.

In una di quelle inutili giornate estive, rese ancora più insopporta­bili dall’idea di non avere l’aria condiziona­ta in macchina, me ne stavo nella calura del primo pomeriggio seduto su una panchina davanti al bancone dei pesci rossi al Luneur. La Disneyland di Roma sud. Sessantott­omila metri quadrati nel cuore dell’Eur circondati da architettu­ra fascista, laghetti artificial­i e puttane.

Il mio contatto mi aveva dato ap- puntamento lì. In altre stagioni dell’anno non ci sarei mai andato, ma ad agosto era la mia unica speranza per p o r t a r mi a c a s a ve n t i mi l a l i r e d i hashish di media qualità. Jamal era un povero diavolo tunisino che passava metà della sua vita a Regina Coeli e l’altra metà spacciando. Diventammo amici dopo che una sera mi chiese un passaggio in motorino fino al Pronto Soccorso del San Camillo. Accettai perché credevo stesse male o volesse andare a trovare qualcuno. Invece doveva solo vendere un trapano a un infermiere. Mi era andato subito a genio.

Lo aspettavo già da mezz’ora tra il Tagadà e la ruota panoramica — la stessa che vedevo da bambino allontanar­si dietro al lunotto della macchina tra nuvole di nicotina, ogni volta che tornavamo dalla villeggiat­ura e passavamo per l’Eur, quando gli adulti non

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy