Corriere della Sera - La Lettura
Il motore del corpo e della mente
Noi siamo il nostro cervello. La frase ha senso se si osserva, come ha fatto la medicina dall’antichità, che il buon funzionamento di quest’organo è premessa necessaria non solo alla capacità di muoverci e percepire il mondo che ci circonda, ma anche di tutti gli aspetti della vita mentale, dalla coscienza alla memoria, dal linguaggio al ragionamento. Il cervello è «il motore della ragione, la sede dell’anima» diceva il bel titolo di un libro del filosofo americano Paul Churchland, uscito più di vent’anni fa (in Italia per il Saggiatore).
Quando si parla di cervello in questi termini parte l’accusa di «riduzionismo». L’immagine caricaturale è quella del neuroscienziato convinto che lo studio del cervello possa fare piazza pulita delle «grandi domande» della filosofia (esempi: cos’è la coscienza? Esiste il libero arbitrio?) «riducendoli» all’attività dei neuroni. Ma lo studio del cervello e del suo ruolo centrale nella costituzione dell’essere umano non procede secondo questo programma.
Nelle parole di Ippocrate, tramandate dal IV secolo avanti Cristo, «il cervello è l’interprete di quelle cose che emanano dall’aria, quando si trova in uno stato di salute». Molte conoscenze sui rapporti tra cervello e attività mentali in effetti derivano dallo studio delle malattie che possono colpire questo organo per molti versi straordinario, ma per altri sottoposto alle stesse regole di qualsiasi altro componente del corpo: la necessità di essere protetto da traumi e infezioni, alimentato, liberato da accumuli di scorie. Se qualsiasi elemento è compromesso, le conseguenze si manifestano nel funzionamento della mente, da aspetti che (a torto) riteniamo meno complessi, come percepire il mondo circostante, a quelli cosiddetti superiori, come prendere decisioni.
Negli ultimi decenni allo studio delle malattie si sono aggiunte altre possibilità d’indagine. La maggior parte delle metodiche, a partire dalla più famosa (la risonanza magnetica funzionale), consentono di studiare l’attività cerebrale mentre un soggetto è impegnato in un compito, evidenziando una correlazione tra fenomeni fisici e mentali.
Le ambizioni dei neuroscienziati si sono estese a campi sinora ritenuti ambito delle scienze umane, come le decisioni economiche o le scelte morali. E proprio in questi settori appare evidente come le possibili chiavi di comprensione dell’attività mentale derivino dall’integrazione, piuttosto che dalla riduzione tra campi scientifici sinora lontani. Un esempio tra i molti: lo studio dell’attività cerebrale ha consentito di confermare la complessa interazione tra emozioni e razionalità nei processi di scelta, in linea con i risultati di premi Nobel per l’economia, come Richard Thaler. La sfida per gli anni a venire è nella convergenza tra la ricerca sui meccanismi di base del funzionamento neuronale e la simulazione dei processi cerebrali su computer. Saperne di più su come funziona il cervello non può che avvicinarci a una migliore comprensione di che cosa significa essere umani.