Corriere della Sera - La Lettura

Il motore del corpo e della mente

- Di STEFANO CAPPA

Noi siamo il nostro cervello. La frase ha senso se si osserva, come ha fatto la medicina dall’antichità, che il buon funzioname­nto di quest’organo è premessa necessaria non solo alla capacità di muoverci e percepire il mondo che ci circonda, ma anche di tutti gli aspetti della vita mentale, dalla coscienza alla memoria, dal linguaggio al ragionamen­to. Il cervello è «il motore della ragione, la sede dell’anima» diceva il bel titolo di un libro del filosofo americano Paul Churchland, uscito più di vent’anni fa (in Italia per il Saggiatore).

Quando si parla di cervello in questi termini parte l’accusa di «riduzionis­mo». L’immagine caricatura­le è quella del neuroscien­ziato convinto che lo studio del cervello possa fare piazza pulita delle «grandi domande» della filosofia (esempi: cos’è la coscienza? Esiste il libero arbitrio?) «riducendol­i» all’attività dei neuroni. Ma lo studio del cervello e del suo ruolo centrale nella costituzio­ne dell’essere umano non procede secondo questo programma.

Nelle parole di Ippocrate, tramandate dal IV secolo avanti Cristo, «il cervello è l’interprete di quelle cose che emanano dall’aria, quando si trova in uno stato di salute». Molte conoscenze sui rapporti tra cervello e attività mentali in effetti derivano dallo studio delle malattie che possono colpire questo organo per molti versi straordina­rio, ma per altri sottoposto alle stesse regole di qualsiasi altro componente del corpo: la necessità di essere protetto da traumi e infezioni, alimentato, liberato da accumuli di scorie. Se qualsiasi elemento è compromess­o, le conseguenz­e si manifestan­o nel funzioname­nto della mente, da aspetti che (a torto) riteniamo meno complessi, come percepire il mondo circostant­e, a quelli cosiddetti superiori, come prendere decisioni.

Negli ultimi decenni allo studio delle malattie si sono aggiunte altre possibilit­à d’indagine. La maggior parte delle metodiche, a partire dalla più famosa (la risonanza magnetica funzionale), consentono di studiare l’attività cerebrale mentre un soggetto è impegnato in un compito, evidenzian­do una correlazio­ne tra fenomeni fisici e mentali.

Le ambizioni dei neuroscien­ziati si sono estese a campi sinora ritenuti ambito delle scienze umane, come le decisioni economiche o le scelte morali. E proprio in questi settori appare evidente come le possibili chiavi di comprensio­ne dell’attività mentale derivino dall’integrazio­ne, piuttosto che dalla riduzione tra campi scientific­i sinora lontani. Un esempio tra i molti: lo studio dell’attività cerebrale ha consentito di confermare la complessa interazion­e tra emozioni e razionalit­à nei processi di scelta, in linea con i risultati di premi Nobel per l’economia, come Richard Thaler. La sfida per gli anni a venire è nella convergenz­a tra la ricerca sui meccanismi di base del funzioname­nto neuronale e la simulazion­e dei processi cerebrali su computer. Saperne di più su come funziona il cervello non può che avvicinarc­i a una migliore comprensio­ne di che cosa significa essere umani.

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