Corriere della Sera - La Lettura
L’ENIGMA DI RAUTI FASCISTA MUTANTE
C’era qualcosa di enigmatico nella figura del dirigente missino Pino Rauti. Chi lo ha conosciuto dopo gli anni Ottanta stentava a riconoscere in quell’uomo riflessivo, contrario ad appiattire il neofascismo sulla destra xenofoba e attento ai temi ecologici, l’ex leader di un gruppo come Ordine Nuovo, che ai suoi esordi si era caratterizzato in senso razzista e neonazista, poi aveva coltivato rapporti oscuri con servizi segreti ed eversione violenta.
A questa complessa parabola sono state recentemente dedicate due ricostruzioni di segno opposto: assai simpatetico e giustificazionista è il quadro tracciato da Nazzareno Mollicone in L’Aquila e la Fiamma (I libri del Borghese, pp. 128, € 19), mentre si concentra sul versante occulto e terroristico dell’attivismo di estrema destra la Storia di Ordine Nuovo firmata da Aldo Giannuli ed Elia Rosati (Mimesis, pp. 240, € 18).
Eppure, al netto delle valutazioni di merito, molti punti coincidono. Gruppo estremo e di scarso peso della diaspora neofascista dovuta allo spostamento del Msi su posizioni moderate a metà degli anni Cinquanta, Ordine Nuovo trovò spazio in seguito nel clima allarmistico determinato tra i conservatori dalla decolonizzazione, dalla guerra in Vietnam, dal Sessantotto e, in Italia, dal centrosinistra. La paura che fosse alle porte il comunismo, sospinto da una forma inedita di «guerra rivoluzionaria», compattò un fronte variegato, comprendente anche settori degli apparati di sicurezza, che guardava al modello dei colonnelli golpisti greci e non arretrava di fronte all’uso della violenza. C’erano risvolti ambigui anche nell’operazione che dal 1969 in poi portò a confluire nel Msi, guidato da Giorgio Almirante, tanto i monarchici quanto gran parte degli ordinovisti, forze di fatto incompatibili. La democrazia resse e Rauti dimostrò la capacità di emanciparsi, con una sorta di mutazione politica, da quel passato opaco. Ma nel frattempo l’Italia aveva pagato un tributo pesante, che non si può dimenticare.