Corriere della Sera - La Lettura

Così intelligen­te che può darsi ai «bigliettin­i»

- Di MATTEO PERSIVALE

Gli inglesi, che sono più spiritosi e hanno un senso dell’eccentrici­tà più sviluppato degli americani, sono abituati ai mestieri alternativ­i — o ai secondi lavori — dei loro grandi scrittori fin dall’età vittoriana: Trollope postino, Disraeli politico, Doyle medico, Larkin biblioteca­rio. E in America? Don DeLillo lavorava come pubblicita­rio, ed è divertente immaginare il maestro di Rumore Bianco, Libra e Zero K nella promozione di un prodotto. Ancora più divertente è curiosare tra gli ottantotto bigliettin­i scritti da Jay McInerney per il ristorante Hakkasan, sulla 43ª strada. Quasi degli haiku, «un esercizio di sintesi» l’ha definito lui scherzando ma non troppo. A sua cognata Patricia Hearst, spiegava il «New York Post», è toccato il fortune cookie che prevedeva per lei di essere insultata su Twitter da Trump. A sua moglie: «Il tuo UberPool arriverà carico di modelle: andrai dove vanno loro». Donna Tartt ha pescato «Se non ci riesci subito, prova con il Botox». McInerney a 63 anni può permetters­i le recensioni di vini, i racconti di viaggio e ora i biglietti dei biscottini per un ristorante di lusso. È tanto intelligen­te da sapere che la fatidica prima riga del suo necrologio, un giorno, lo definirà come l’autore delle Mille luci di New York. E se il tuo primo libro è anche quello destinato a restare il più importante e famoso, puoi passare il resto della vita a crucciarte­ne o a vivere con serenità il tuo ruolo, cercando di trovare cose che accendano via via il tuo interesse. McInerney ha raccontato il vino senza snobismi e non ha paura di scherzare con il fuoco letterario dei ristoranti cinesi.

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