Corriere della Sera - La Lettura

Le sorelline ei fratellini di Pippi Calzelungh­e

Classici Tornano i bimbi di Bullerby creati da Astrid Lindgren, già «mamma» della nota eroina

- Di SEVERINO COLOMBO

Tre famiglie, tre cascine (nord, centro e sud), sei bambini: il mondo di Bullerby è tutto qui, ma guai a pensare che non succeda nulla perché non è così. Innanzitut­to il nome, Bullerby che in svedese significa Borgo Baccano, è una promessa: lascia intuire che da queste parti c’è parecchio movimento sia di giorno che di notte. Poi per saperne di più basta chiedere a Lisa che, a dispetto dei suoi sette anni, di cose da raccontare ne ha tante da riempirci un libro: Il libro di Bullerby, appunto, che torna ora in libreria edito da Salani, con la traduzione di Laura Cangemi, a quarant’anni di distanza dalla precedente edizione (Vallecchi, 1978).

Scopriamo subito che Lisa ha due fratelli: «Lasse ha nove anni e Bosse otto — dice —. Lasse è fortissimo e corre molto più veloce di me, però io corro veloce come Bosse». Su di sé afferma: «Non so bene se sono grande o piccola. Se qualcuno dice che si è grandi e qualcuno dice che si è piccoli forse si è proprio dell’età giusta». Lisa e gli altri bambini di Bullerby (Lasse, Bosse, Olle, Britte e Anna) risultano, all’anagrafe letteraria, sorelline e fratellini minori di Pippi Calzelungh­e, visto che hanno la stessa «mamma», la scrittrice svedese Astrid Lindgren (1907-2002); e pure la stessa «zia», l’artista Ingrid Vang Nyman che ha illustrato sia le storia dell’una sia quelle degli altri.

Pippi vide la luce nel 1945: le storie della (prima) bambina ribelle furono inventate dall’autrice per divertire la figlia Karin durante una malattia; Lisa è nata l’anno dopo, nel 1946, quando uscì la prima delle tre raccolte di avventure che si svolgono nel borgo, le altre saranno pubblicate nel 1949 e nel 1952; in Italia i tre libri sono riuniti in un unico volume con le illustrazi­oni originali.

Quanto a somiglianz­e e parentele la scrittrice ha raccontato di avere preso spunto per l’ambientazi­one da Sevedstorp, paesino nel nord ovest della Svezia dove è cresciuto suo padre. Ancora più stretto il legame di Astrid Lindgren con i personaggi: «Potevo essere io stessa un bambino di Bullerby», ha detto; e, ricordando la sua infanzia: «Eravamo un gruppo di ragazzi che giocavano come se non ci fosse un domani». Proprio come i bambini del borgo che passano la maggior parte del tempo a inventare mondi: cercare tesori nel bosco, trasformar­e slitte in navi vichinghe, nascondere segreti in soffitta, baciare (veri) rospi, travestirs­i da grandi. Poi ci sono le sfide infinite tra maschi e femmine a chi è più bravo, veloce, agile, sveglio...

Da grande Lasse vorrebbe diventare «un ingegnere rullifrul-tricchetra­c» che non si sa bene cosa faccia; Bos- se un capo indiano oppure il macchinist­a sui treni. E Lisa? «Magari la mamma, perché mi piacciono i bambini molto piccoli» dice; crescendo forse cambierà idea, farà la scrittrice, l’archeologa o chissà che altro.

Uno degli aspetti più riusciti del libro — il formato è quello del racconto, i temi seguono il succedersi delle stagioni — è il tono lieve e innocente con cui la piccola racconta la vita a Bullerby. Compresi episodi che mettono qualche apprension­e ai genitori di oggi: percorrere gallerie ricavate dentro i covoni di fieno; camminare in equilibrio sopra una staccionat­a; o pattinare su un lago ghiacciato vicino a un buco (Lasse ci cadrà dentro, gli altri con senso pratico fanno una catena per tirarlo fuori).

Tra le fan del mondo Bullerby c’è anche la scrittrice per ragazzi Teresa Bongiorno: «Questo libro tratteggia magistralm­ente i diversi caratteri, i conflitti tra fratelli, i problemi della crescita, il valore dell’amicizia». Tutto vero. Certo capita anche a Bullerby di annoiarsi: perché piove, per un litigio con gli amici, per un malumore. La mamma di Lisa ha pronta la soluzione: perché non fai una torta? Perché non ridipingi il tavolino in veranda? E se la mamma si fa qualche scrupolo, come quando i figli vogliono dormire nel bosco per andare a pesca di granchi lontano da casa, ci pensa papà a spianare la strada accompagna­ndoli.

I bambini di Bullerby in comune con Pippi hanno la voglia spensierat­a di scoprire il mondo, ma senza mai arrivare alle scelte estreme della «sorellona» teenager che, complice lo stato di famiglia — orfana di madre, con un padre pirata giramondo — vive da sola a Villa Villacolle (con una scimmietta e un cavallo bianco...).

A Borgo Baccano «invece di mamme a papà ne abbiamo diversi — racconta Lisa —. Come si farebbe altrimenti?». Però, nel mondo di Astrid Lindgren, i grandi non interferis­cono mai troppo nella vita dei piccoli e non vietano nulla. Così, quando si avvicina il Natale, Lisa e i suoi fratelli si occupano di addobbare l’albero e il papà si limita a dare una mano. Per Capodanno: i bambini fanno un rituale da grandi come «fondere il piombo nel crogiolo dentro la stufa». Durante le vacanze di Pasqua, la mamma manda i monelli a far la spesa in paese: lievito, zucchero, salsiccia...; siccome le cose da comprare sono tante, meglio fare una lista, anzi no, i bambini vogliono fare di testa loro e alla fine riescono a non dimenticar­e (quasi) nulla. Infine, chi non vorrebbe avere un nonno come quello di Lisa che alla domanda se sia una buona idea scappare di casa risponde che lo è di certo, ma «solo per un pochino. Poi si torna».

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