Corriere della Sera - La Lettura
Il sifone che esplose a Liza Minnelli? C’è di peggio La plissettatura delle gonne sarde, ad esempio
La sartoria del Teatro Lirico di Cagliari è un grande spazio zeppo di manichini e tavoli in legno coperti di cartamodelli tra i quali si aggirano Beniamino Fadda e Ottavia Esu. Lui è il capo-sarto, lei tagliatrice e sua vice: insieme coordinano una squadra di 12 persone che non solo confezionano gli abiti di scena ma aiutano gli artisti a indossarli e a cambiarsi tra una scena e l’altra. «Il lavoro dei miei sogni, tanto che non riesco a vederlo come un obbligo», confida a «la Lettura» Ottavia Esu, 64 anni, che aveva una sartoria nel paesino di Sestu ed era docente di taglio e cucito quando Fadda la chiamò, nel Duemila, per sostituire una sarta serale nella preparazione de Gli stivaletti di Ciajkovskij: lei lavorò così bene che il capo-sarto le propose di impiegarsi a tempo pieno presso il Teatro. Come si svolge il suo lavoro? «Il costumista ci passa i bozzetti e la campionatura delle stoffe e su quella base realizziamo i costumi, dopo aver preso le misure ad artisti e artiste, visto che ogni donna ha una conformazione diversa, anche a parità di taglia. La prima operazione è il taglio dei tessuti, poi la confezione del modello in tela cruda e infine la realizzazione del costume e la vestizione, operazione che può sembrare facile ma non lo è, perché non si ha idea di quanto sia complicato sistemare a un’artista un abito da suora, per dire». Sia lei sia Fadda non hanno dubbi nell’indicare con terrore e orgoglio La Jura (1913), opera lirica di Gavino Gabriel messa in scena nel 2015 nell’originale allestimento di Cristian Taraborrelli, come l’evento più impegnativo della loro vita professionale: qui anche gli abiti erano una rivisitazione di quelli sardi classici, ma con particolari che ne
rendevano complicata la confezione. Nel costume tradizionale sardo la gonna ha la plissettatura nella parte posteriore, mentre nella versione di Taraborrelli le pieghe erano anche davanti. «In altre parole, la parte davanti doveva essere leggermente più corta di quella dietro, ma quella differenza andava calcolata al millimetro, se no l’errore sarebbe saltato all’occhio». E infatti hanno impiegato un mese, per quell’opera, mentre un allestimento medio richiede al massimo venti giorni. Nel magazzino, decine di stampelle e manichini con gli abiti di scena di molte opere allestite fino a oggi, dalla
Butterfly a Turandot, la cui ultima versione era in chiave contemporanea, costumi più tradizionali realizzati da Esu e giacche in patchwork colorate che Fadda ammette di avere disegnato personalmente. Ha 65 anni e racconta: «Ho la passione della moda fin da ragazzino. Ed era inevitabile che approdassi a un incarico come questo. Il primo impiego presso il Teatro come aiuto sarto lo ebbi nel 1982 e da allora non ho più lasciato questo posto». Fu però assunto stabilmente solo dopo molti anni, e questo gli permise di ritagliarsi spazi nel cinema, nella danza e nel teatro. Ha collaborato a La
meglio gioventù ea Centopassi di Marco Tullio Giordana, e al Figlio di Bakunin di Gianfranco Cabiddu. E poi gli aneddoti, naturalmente. Ricordano per esempio che Liza Minnelli non si scompose quando esplose un sifone mentre si trovava nel bagno, poco prima di andare in scena nello spettacolo Stepping Out che la portò anche a Cagliari, nel 1991. Loro creazioni sono finite alla Scala e a New York. Ma entrambi, sia Esu sia Fadda, tendono a girare i propri meriti ai collaboratori: «Una grande squadra. Siamo dodici persone affiatate e in armonia, a cui vorremmo aggiungere Carola Ciani che non è proprio nella squadra ma si occupa di acquisti, contatti e preventivi e per noi è una specie di nume tutelare». Al momento lavorano a una Madama Butterfly e Cavalleria rusticana, in scena a maggio. Intanto tocca mettere via i costumi di scena delle opere appena allestite. È una parte del loro lavoro: ripulire gli abiti, ripararli quando è necessario e conservarli in uno dei magazzini che contengono più di cinquemila pezzi. L’archivio della meraviglia.