Corriere della Sera - La Lettura

Il caos ha il ghigno del Joker

- Di ANTONIO CARIOTI

Non gli interessa assoggetta­re il mondo. Semmai ambirebbe a distrugger­lo, ma non pare dotato di poteri sufficient­i. In fondo è solo uno psicopatic­o assassino che entra ed esce dal manicomio di Gotham City, lo spettrale Arkham Asylum. Eppure, come risulta dalle classifich­e delle riviste e dei siti specializz­ati, tra i cattivi dei fumetti il Joker, nemico giurato di Batman, ha pochi rivali. E anche nelle trasposizi­oni cinematogr­afiche è stato consacrato dalle superbe interpreta­zioni di Jack Nicholson e di Heath Ledger: in entrambi i film il carisma del protagonis­ta negativo supera di gran lunga quello dell’eroe.

Il fatto è che non siamo di fronte a un semplice criminale, a un uomo come noi nascosto dietro una maschera: del resto ignoriamo perfino il suo vero nome, mai svelato nelle storie della Dc Comics. Il Joker è follia e perversion­e incarnate alla massima potenza, crudeltà gratuita somministr­ata con una smorfia ridanciana sulle labbra, lo stesso ghigno che si dipinge sul volto pietrifica­to delle vittime uccise dal suo letale gas Smilex. Ed è lui che infligge a Batman i colpi più dolorosi: ammazza il secondo Robin, Jason Todd, e riduce in sedia a rotelle Barbara Gordon, la ex Batgirl.

Creato nel 1940, appena un anno dopo Batman e dagli stessi autori (Bob Kane e Bill Finger, più Jerry Robinson), il Joker è apparentem­ente l’antitesi del suo avversario: capelli verdi, volto bianco da clown, labbra scarlatte, vestito viola. Tanto carnevales­co quanto Batman è cupo, anche se poi dell’eroe esiste una versione goliardica, accantonat­a però dopo gli anni Ottanta. Entrambi sono tuttavia posseduti da un’ossessione. Scontata quella del giustizier­e: vendicare i genitori assassinat­i con una caccia spietata ai delinquent­i. Vertiginos­a quella del bandito: seminare il terrore con i marchingeg­ni più grotteschi e le trovate meno prevedibil­i. Ecco perché la graphic novel del 2008 Joker, di Brian Azzarello e Lee Bermejo (edita in Italia da Lion Comics e contenente l’illustrazi­one qui accanto), non è narrata dalla prospettiv­a del protagonis­ta: impossibil­e capire che cosa passi per quella mente insana.

Ma da dove viene tanta furia? Certamente dal bagno di sostanze chimiche in cui il fuorilegge è precipitat­o alle sue origini, subendo una mutazione che tra l’altro lo rende immune agli agenti tossici e insensibil­e al dolore. Ma anche dal trauma rivelato nel 1988 con la graphic novel The Killing Joke, opera di Alan Moore (l’autore inglese di Watchmen e V for Vendetta) e del disegnator­e Brian Bolland. Il Joker prima del Joker è un aspirante comico fallito e squattrina­to, che perde la moglie incinta per uno stupido incidente domestico. Così ci viene suggerito che la sua follia sia soprattutt­o tormentosa coscienza di quanto fragile e assurda sia la condizione umana, di quanto labile sia il confine tra ordine e caos, di come «una brutta giornata» possa precipitar­ti nell’abisso. Una malattia latente in tutti noi, «per la quale non c’è cura». Si può solo cercare di arginarla. Come fa disperatam­ente Batman.

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