Corriere della Sera - La Lettura

Ride meno l’emoji più allegro

- Di FEDERICA COLONNA

La faccina divertita fino alle lacrime è stata a lungo la più popolare. Adesso però sembra avviata verso un leggero ma costante declino «Viene usata per sbeffeggia­re, assomiglia alla risata crudele di un maniaco», ipotizzano gli esperti. Ma c’è anche una rivale che incalza: l’icona che rotola su un lato

Tu chiamale, se puoi, emozioni. Sì, perché gli emoji — le «faccine» con cui condiamo i nostri messaggi sullo smartphone o su Facebook — sono questo: un distillato di sentimenti, la cui funzione è raccontare con un colpo d’occhio uno stato d’animo. Non tutti gli emoji, però, ci piacciono allo stesso modo. E qualcuno lo postiamo molto di più. Stando ai dati di Emojipedia, l’encicloped­ia online che li raccoglie e descrive tutti, l’emoji che abbiamo usato più spesso negli ultimi anni è stato Tears of Joy — ToJ, lacrime di gioia — con il quale abbiamo tentato di aggiungere ai nostri post il suono di una risata così potente da farci piangere.

ToJ è stata la faccina più utilizzata sui dispositiv­i Apple nel 2017, condivisa ondivisa 6,6 miliardi di volte su Twitter nel 2015, e la più postata su Facebook lo scorso anno. Secondo Emojitrack­er.com, il sito online che traccia la pubblicazi­one degli emoji su Twitter, ToJ è ancora prima a in classifica tra i simboli più diffusi sul sito ito di microblogg­ing. Eppure, notano gli li esperti di Emojipedia, ToJ sta cominciand­o ndo a subire un lieve ma costante declino. no.

Gli analisti lo hanno scoperto comparando Tears of Joy a un n emoji fratello, Rolling On The Floor Laughing — rotolarsi per terra dalle risate, la «faccina» che ride piegandosi da un lato. Hanno così osì notato che quandoToJ ha subibit o una lieve discesa l’ altro emoji ha registrato un piccolo o incremento d’uso, mentre nel el totale il numero di volte in cui ui i due simboli sono stati usati ti non è aumentato.

Che cosa significa? Gli utenti, scrivono, pubblicano l’una a o l’altra come alternativ­e e il momento di maggior successo so per ToJ potrebbe essere passasato. Un diffuso dibattito, dopopotutt­o, l’emoji l’ha già scatenato to nel 2015, quando è statori coonosciut­o come« parola» dele ll’ anno dalla Oxford Dictionana­ries.L’ organizz azione, legata a all’ Oxford Un iv ersityP resse na tata per analizzare il modo in cui evolve ve la lingua inglese, ha deciso di attribuire ribuire tanta rilevanza a un emoji per una ragione spiegata dal presidente, Casper Grathwol. Il nostro alfabeto, ha dichiarato, o, sta affrontand­o una battaglia per venire e incontro alle esigenze della comunicazi­one ione del XXI secolo, fortemente visiva ed emotiva. motiva. Non bisogna sorprender­si se una scrittura pit- tografica come l’emoji riesca a colmare un vuoto e ad arricchire le conversazi­oni dotandole delle potenziali­tà del linguaggio non verbale. Un potere riconosciu­to anche a livello accademico, da Monica Riordan, ad esempio, docente di Psicologia alla Chatham University, la quale ha definito gli emoji una sorta di punteggiat­ura emotiva.

Bisogna però usarli con attenzione. Quando li pubblichia­mo nel mezzo di una frase o in sostituzio­ne di una parola gli emoji aumentano il rischio di incomprens­ione o di fraintendi­mento. Chi scrive tende a scaricare la responsabi­lità dell’interpreta­zione degli emoji sul destinatar­io. Un errore, perché è obbligator­io per chi parla operare tutte le scelte possibili per rendere chiare le proprie intenzioni. Non solo. Un simbolo funziona se gli interlocut­ori gli attribuisc­ono significat­i simili. E riescono a farlo se condividon­o esperienze, ricordi, storie. Così se scambiamo lo stesso emoji con nostra madre, un’amica o con il fidanzato, è possibile che ognuno lo percepisca con una sfumatura diversa.

Le faccine, insomma, rivelano la psiche più di tanti giri di parole. Cosa dicono della nostra società, quindi, il successo e il declino di Tears of Joy? Per la linguista Gretchen McCulloch, che nel 2016 ne ha commentato la diffusione, l’emoji indica la volontà di comunicare allegramen­te nell’ambiente digitale. g Vogliamo g ridere e farlo ora. Per Krystal D’Costa, antropolog­a, ToJ assomiglia al «mi piace» di Facebook e il successo di entrambi è spiegato dalla volontà di connession­e. Usiamo il pollice in su per rafforzare il post di qualcuno, per dirgli che ne condividia­mo il punto di vista, per esprimere prossimità. Così ridere insieme ci farebbe sentire più vicini e in contatto, anche se lo facciamo solo attraverso un emoji inviato via WhatsApp.

Ci sono però altre ragioni per cui ToJ ha riscosso successo. Una riguarda il design: è stato progettato bene. Lo scrivono gli autori dello studio Learning From the Ubiquitous Language (2016) dalla University of Michigan School of Informatio­n e dall’università Beida di Pechino. I ricercator­i hanno analizzato per un mese gli emoji em nei messaggi di circa quattro milioni di utenti in 212 Paesi e hanno rilevato la diffusa presenza nei testi di ToJ. «La popolarità — ha scritto Wei Ai, coordinato­re c della ricerca — è influenzat­a flu da diversi fattori. Nonostante alcuni alc emoji sembrino simili, le persone n non li interpreta­no in modo simile. Probabilme­nte Pr perché alcuni sono meno ambigui a e rappresent­ano un miglior sostituto per le parole». Alcune faccine, insomma, hanno successo perché disegnate meglio, oppure, continua Wei Ai, sono situate in un posto migliore nella tastiera o perché subiscono l’effetto palla di neve: contribuia­mo a diffonderl­e perché altri le diffondono e diventano inarrestab­ili.

Anche il declino di ToJ avrebbe una spiegazion­e. Secondo gli autori di Dictionary.com, versione digitale del Random House Unabridged Dictionary, l’emoji avrebbe un lato oscuro. Può essere utilizzato per irridere le persone, prendersi gioco delle disgrazie altrui e assomiglie­rebbe alla risata crudele di un maniaco. Non sarebbe un caso il fatto che l’emoji sia stato usato per realizzare terribili passamonta­gna, completame­nte gialli, con ToJ stampato sul viso di chi li indossa in due versioni: con o senza il buco per guardarci attraverso. Una maschera sadica, da film horror, venduta online e nominata dal blog The Worst Things For Sale — le peggiori cose in vendita — tra gli oggetti più terribili mai proposti nel commercio online. Insomma, fate attenzione a come usate ToJ. Qualcuno potrebbe interpreta­re male il messaggio e scorgere tra le lacrime un lampo di crudeltà. Dopotutto, da quanto tempo nella vita reale non ridete così forte da farvi venire le lacrime agli occhi?

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