Corriere della Sera - La Lettura
Alto Adige, dopoguerra e Portogallo Caccia al tesoro evocando Maigret
Il protagonista de Il gruzzolo (pubblicato da Pendragon nel 2016), l’ex avvocato Marcello Ghiraldi, è un grande lettore delle inchieste del commissario Maigret («non mi concedo tantissimi altri svaghi», ammette nelle prime pagine) e non è difficile immaginare che anche Mario Coletti, il cinquantanovenne autore umbro che l’ha ideato e messo al centro del romanzo, abbia una forte passione per il celebre personaggio uscito dalla prolifica penna di George Simenon. E soprattutto per lo straordinario tocco dello scrittore belga, la sua facilità narrativa, l’abilità nei dialoghi, la finezza psicologica, la laicissima pietas, i numerosi non detti. Certo, il confronto è impegnativo e forse azzardato, ma Coletti (peraltro già vincitore di un Grinzane-Cavour) dimostra di saperci fare: sia nella costruzione del plot, degno di un giallista esperto e raffinato, sia nel tratteggiare con brevi pennellate i personaggi, che si delineano poi pagina dopo pagina nel loro agire e — in particolare — nel loro interagire. Delicato e insieme intenso, il libro sfrutta con sapienza una sorta di caccia al tesoro — il gruzzolo del titolo, lasciato in eredità dallo zio del protagonista — per intessere una trama in grado di incrociare la Storia (il secondo conflitto mondiale e il successivo dopoguerra in una terra di confine difficile e contraddittoria come l’Alto Adige) con le storie: quella piena di misteri dello zio la cui scomparsa dà avvio alla narrazione e quella, assai più prosaica, del protagonista, in un incrocio di parentele, incontri e Paesi (l’Italia e il Portogallo). Tutto ciò raccontato con mano ferma e matura, in uno stile asciutto, preciso, puntuale, senza sbavature.