Corriere della Sera - La Lettura

Laggiù soffrono tutti, persino i cattivi

Epopee Nel profondo Sud americano continua la saga di «Bull Mountain»: un thriller corale

- Di IDA BOZZI

Ipersonagg­i di Brian Panowich sanno bene, in fondo, che cosa siano la felicità, l’armonia e un’esistenza tranquilla: cose che vedono dall’altra parte della strada oppure nei loro sogni. E vorrebbero cambiare vita, magari ci provano: ma la donna che raddrizza la schiena per fuggire dal marito, boss della malavita, alza gli occhi sulla canna di una pistola; lo sceriffo che vorrebbe smettere di bere, e ha da poco ucciso il fratello cattivo, vede sorgere altre frotte di pessimi soggetti da sistemare e riprende la bottiglia; e il ragazzo in gamba che spera di far carriera e un giorno togliersi dalla strada ha solo poche ore prima di morire.

Nell’epica struggente e violenta di Panowich, Come leoni (NN Editore, nella vibrante traduzione di Alfredo Colitto), non solo ritorna lo sceriffo Clayton Burroughs, eroe del primo libro della saga, Bull Mountain, ma soprattutt­o si delinea nettamente l’ineluttabi­lità di un destino cui i personaggi non possono sottrarsi, un fato maligno che vendica antichi e ancora sconosciut­i delitti.

La saga familiare sembra quasi (ri)cominciare con questo romanzo, che pure è il secondo dell’epopea: unico figlio «buo- no» di un clan di trafficant­i di alcol e droga, nella Georgia spelacchia­ta e fangosa dei bianchi poveri, Clayton ha appena seppellito il fratello gangster e il feroce padre Gareth, quando proprio il crollo della famiglia apre la strada a malviventi d’altra e perfino peggiore risma.

Quello che viene dopo, e che solo in minima parte sta nelle mani (e nella Colt) di Clayton, non è soltanto il classico bagno di sangue di un robusto Southern thriller: ogni personaggi­o, anche i killer minori che siedono silenziosi sul divano sporgendo soltanto due dita in segno di saluto, ha la sua fetta di dolore. Il più feroce dei banditi resta sveglio per ore aspettando che la sua donna torni («era sicuro che sarebbe successo, ma non fu così»); la rassegnata moglie dello sceriffo incarna i propri sogni d’infanzia in una vecchia quercia e l’abbatte lei stessa («aveva cosparso di sale il ceppo ed era andata avanti»); il gigantesco ammazzaset­te che ha spaccato musi e vuotato caricatori crolla davanti alla morte dell’unico amico («piangeva, seduto a terra a poca distanza da lui, dondolando­si avanti e indietro»).

L’attenzione di Panowich è tutta nel cuore dei suoi eroi e dell’America profonda: tanto che una delle pagine memorabili (oltre all’ultimo capitolo, dove un colpo di scena apre con vera destrezza un’altra saga) non è una sparatoria pulp. È il momento in cui Clayton entra in un negozio cercando i pannolini per il figlio. Lì bastano i dialoghi e le mosse del negoziante «venditore di birra, esche e mais tostato» per far balenare all’improvviso un mondo arcaico, fatto di pionieri, di empori, di merci appena arrivate («il vecchio tirò a sé gli acquisti, ispezionan­doli come se non avesse mai visto nulla del genere»). È il vecchio West, anzi il vecchio Sud, da afferrare per un lembo prima che tramonti.

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