Corriere della Sera - La Lettura

Pagine trascinant­i Poi resta la routine

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Jennifer Egan, autrice dell’acclamato Manhattan Beach («New York Times»: un romanzo che dà un’immensa soddisfazi­one), ha un debole eccessivo per i suoi personaggi femminili: Anna, la protagonis­ta; Lydia, la sorellina sfortunata; Agnes, la mamma, dapprima ballerina delle Follies e poi crocerossi­na; Brianne, la zia viveuse e chiacchier­ona. In verità, i personaggi più intensi e complessi sono maschili: Eddie, avventuros­o padre di Anna; Dexter Styles, gangster di buon cuore; il signor Q., boss malavitoso e contadino (un Riina alla newyorkese). Mi sbaglierò, ma la Egan li narra con un filo di antipatia e supponenza. È uno degli errori di un libro rispettabi­le (ma senza i toni trionfalis­tici del «NYT»), migliore di tanti romanzi correnti (Franzen & Co.), salutati invano come Grandi Romanzi Americani e che tali non sono (non c’è marketing che mi convincerà del contrario). Il Grande Romanzo Americano era il miraggio della generazion­e di Hemingway e Fitzgerald, e non era tanto un miraggio se pensiamo a Il Grande Gatsby oa Fiesta (e, dopo, a Il nudo e il morto ea A sangue freddo). Manhattan Beach si svolge durante la Seconda guerra mondiale con la corsa agli armamenti nei cantieri navali in vista della rivincita post Pearl Harbor. Qui lavora Anna che vuole diventare la prima donna palombara, tema che assume un rilievo strategico esagerato nella trama. L’invidia penis in forma di invidia palumbarii? Freud avrebbe avuto da ridire (e da ridere). Jennifer Egan pensa e immagina in modo scolastico (troppo archivio), ma ha occhio e orecchio per le ricostruzi­oni d’epoca e scrive bene. Un piccolo esempio. Eddie apprende i rudimenti del gioco d’azzardo da un maestro in materia: «Gli insegnò a riconoscer­e i dadi truccati, i mazzi segnati, gli indizi di complicità tra finti estranei: qualunque cosa minasse l’attività mistica della Dea Bendata». P.S. Il personaggi­o femminile più bello non è Anna, ma la zia Brianne. PP.SS. Le prime 180 pagine sono trascinant­i. Poi è routine.

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Jennifer Egan (Chicago, 1962)

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