Corriere della Sera - La Lettura

IN TV LA RISCOSSA DI LORENA BOBBITT

- Di COSTANZA RIZZACASA D’ORSOGNA

Ricordate Lorena Bobbitt? Negli anni Novanta il suo cognome divenne sinonimo di taglio del pene. Stampato sulle t-shirt, canzonato da Eminem ai Simpson. Il termine to bobbittize entrò nel dizionario medico. Bobbitt ispirò perfino il nome per un verme marino dai denti affilati. Tutto per Lorena, nata in Ecuador come Lorena Gallo, che una sera del 1993, in Virginia, dopo che il marito, come raccontò al processo, l’aveva stuprata, andò in cucina, afferrò un coltello e mentre lui, John Wayne, dormiva, gli tagliò di netto il pene. Poi uscì in auto e lo gettò per strada. Solo dopo, resasi conto di ciò che aveva fatto, chiamò la polizia. Il pene fu riattaccat­o in un’operazione che durò oltre 9 ore. In tribunale Lorena fu giudicata non colpevole perché incapace di intendere al momento del crimine, e il marito assolto dall’accusa di violenza (anche se più tardi, nel salotto tv di Oprah Winfrey, le chiese perdono per anni di molestie). Venticinqu­e anni dopo, sull’onda del movimento #MeToo, sono maturi i tempi per una docuserie. Perché se allora le femministe si strinsero sì attorno a Lorena (oggi quarantase­ttenne: a fianco durante il processo), la vicenda divenne presto preda di sensaziona­lismi e ironie. John Wayne Bobbitt, in seguito arrestato per maltrattam­enti e percosse ai danni di altre donne, si diede al porno, con scarsi risultati. «Finalmente Lorena Bobbitt potrà raccontare ciò che accadde dal suo punto di vista», dichiara Jordan Peele, Oscar per la sceneggiat­ura di Get Out e produttore di Lorena. Obiettivo: concentrar­si sulla violenza domestica, che allora passò in secondo piano, e inchiodare i media americani alle proprie responsabi­lità nel raccontare la vicenda. La miniserie Amazon, in quattro parti, arriverà nel 2019, e sarà diretta dal documentar­ista Joshua Rofé.

@CostanzaRd­O

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