Corriere della Sera - La Lettura
Sst, fai silenzio, ascolta È la musica del bosco
Alfabeti Il libro della giapponese Miyashita Natsu è un romanzo di formazione (protagonista è un giovane accordatore di pianoforti) ma anche una ballata sull’armonia tra uomo e natura. Servono dieci parole per raccontarlo. E un numero
Rallentare e mettersi a leggere. O viceversa: mettersi a leggere e rallentare. E mentre si legge ascoltare la voce delle foglie, percepire i martelli che colpiscono le corde del pianoforte, sentire l’odore del legno, la neve che scende sull’Hokkaido. C’è un libro, Un bosco di pecore e acciaio di Miyashita Natsu, tradotto da Laura Testaverde per Mondadori, che al lettore chiede di entrare nelle pagine con passo leggero e un ritmo nuovo, quello della natura. Di seguire la storia di Tomura, giovane accordatore, con poche azioni e molte suggestioni. Con dieci parole chiave e un numero. Eccoli.
Dove tutto è nato
Dalla montagna arriva il diciassettenne Tomura. Sui monti, dove la temperatura può scendere anche a trenta gradi sotto lo zero, ha frequentato le elementari e le medie. Tomura è un ragazzo cresciuto nei boschi, «dove la vita richiede più fatica e più tempo che in città», ma quando lo incontriamo frequenta il secondo anno delle superiori, lontano da casa. Eppure la montagna non lo abbandona; del suo villaggio il ragazzo si porta la durezza e la semplicità, il rumore della sera, il nome dei venti e delle nuvole, la riservatezza.
La decisione
Si svolge in palestra la prima scena del romanzo. Al liceo arriva Itadori, è stato chiamato per accordare il pianoforte della scuola. Tomura, incaricato di accoglierlo, lo vede lavorare. Osservandolo rimane folgorato, «vede» con chiarezza il paesaggio prodotto dallo strumento, si emoziona. E intuisce il suo futuro: diventerà un accordatore di pianoforti.
Il paesaggio della musica
«Sentii odore di bosco. Un bosco autunnale, di sera». Quando Tomura ascolta le note del pianoforte accordato da Itadori vede i pini del Daisetsuzan, «era il bosco di quelle montagne a suonare». Anche quando smette di sentire l’odore del bosco, durante i due anni di scuola professionale per diventare accordatore, rimane quello il suo unico punto di riferimento. Si diploma e torna a Nord, nel negozio in cui lavora anche Itadori. Nel bo- sco delle accordature Tomura si addentra con energia, a volte terrore. E quel panorama poco a poco diventa musica.
Nel segno di Murakami
I martelli, in feltro di lana di pecora compressa, colpiscono le corde di acciaio, la musica risuona. Il bosco è dentro il piano, lo rende vivo, lo fa vibrare. «In quel momento, ciò che mi veniva alla mente era l’immagine di pecore che masticavano tranquille l’erba: buone pecore producono un buon suono. Era quella, per me, la ricchezza». Sarà il richiamo (anche nel titolo) a Nel segno della pecora, sarà l’ambientazione nell’Hokkaido o la tranquilla tenacia del protagonista, solo apparentemente «incolore» (come Tazaki Tsukuru), ma Miyashita sembra allieva del maestro Murakami Haruki.
L’apprendista
Tecnica, abilità, morbidezza, comprensione. «Avevo incontrato sulla mia strada il bosco dell’accordatura». I dialo- ghi di Tomura con i colleghi (il senior Yanagi, l’ex pianista Akino-san) sulle tecniche per accordare un piano, su ambizioni e aspirazioni di un mestiere così complesso e oscuro, sono piccoli gioielli.
Tanti tasti, tante costellazioni
I tasti del pianoforte sono 88, proprio come le costellazioni, fa notare Akinosan a Tomura. Il giovane riflette su astronomia e musica. Poi nota: «L’accordatura è vagliare quanto di bello è disciolto nel mondo».
Yuni e Kazune
Identiche nell’aspetto, diverse nel carattere e nel modo di suonare, le gemelle Sakura chiedono un’accordatura per il pianoforte di casa. Alla loro porta si presentano Yanagi-san e l’apprendista. Tomura rimane subito colpito dalle due giovani, in particolare da Kazune, per la quale, al termine del romanzo, tenterà la sua migliore accordatura (una crisi c’è, ma non aspettatevi colpi di scena). E con entrambe le sorelle si addentra nel bosco della musica. Solo una dei tre diventerà pianista.
Lezione di vita
«L’esperienza, l’esercizio, lo sforzo, la saggezza, la presenza di spirito, la perseveranza, e poi la passione: se il talento non fosse bastato, l’avrei sostituito con quelli». Tosto, Tomura. Grazie alla sua tenacia dimostra di poter camminare nel fitto bosco di pecore e acciaio. Del resto, osserva Yanagi, «il talento non è in fondo amore folle? Non somiglia a un’ossessione? O allo spirito combattivo?».
I colori dei suoni
Caldo, morbido, chiaro. Né troppo forte né cupo, appassionato ma quieto, luminoso e pulito, secco, brioso, giusto. Un
bosco di pecore e acciaio è anche un piccolo trattato sul suono: l’autrice dimostra una cura feroce per il lavoro di accordatori e pianisti, per chi vive di musica, per chi cerca il suo suono perfetto. Secondo Tomura è quello di Itadori: «Di una limpidità luminosa e quieta, carico di nostalgia; che pareva dolce, fino a un certo punto, ma era invece pieno di severità e profondità; bello come il sogno, ma certo come la realtà».
I suoni della natura
Gli strumenti musicali e la voce della natura. Con una serie di onomatopee Tomura indica i suoni del suo villaggio. Le castagne che cadono nel bosco: pof, pof. Il fruscio delle foglie: fru, fru. La neve che si scioglie lungo i rami: scc, scc. «O forse era un colare lento: sst, sst ».
Bello e buono
Romanzo di formazione, anche sentimentale, Un bosco di pecore e acciaio è più di tutto un libro sulla bellezza. Della musica, delle piccole cose — una tazza di té al latte preparata dalla nonna — della natura. Tesori di cui tutti possono godere, perché «sono da sempre disciolti nel mondo». Miyashita Natsu regala così al lettore una sinfonia in parole, una ballata per ciò che nel mondo è bello e quindi buono, giusto. Del resto, ricordano gli amici al giovane Tomura, gli ideogrammi con cui si scrive «buono» e «bello» hanno la stessa derivazione: «pecora».