Corriere della Sera - La Lettura
Facendo vincere «Less» di Andrew Sean Greer i giurati del Premio Pulitzer hanno agito bene: perché
Se molti sono rimasti sorpresi dal recente annuncio dell’assegnazione del Premio Pulitzer 2018 per la narrativa a Less di Andrew Sean Greer, posso solo attribuire tale stupore al fatto che Less è, in sostanza, un romanzo comico. Evidentemente si ritiene che i romanzi comici non possano vincere i premi letterari più prestigiosi. Su due piedi non mi vengono in mente altre spiegazioni.
Ma facciamoci qualche domanda su Less. Ha una scrittura brillante e potente? Sì. È ricco di penetranti riflessioni sulla complessità delle emozioni umane e sulle azioni che da esse scaturiscono? Sì. Affronta, a viso aperto, interrogativi riguardanti la forza e i limiti dell’amore? Riflette sull’esperienza dell’invecchiare, della perdita, della morte stessa? È globale nel suo respiro, in un’epoca in cui molti romanzi americani preferiscono relegarsi al locale? Conoscete le risposte. Come disse la grande Flannery O’Connor a proposito del suo romanzo La saggezza nel sangue, «è un romanzo comico... e come tale è un’opera alquanto seria, perché tutti i romanzi comici di un qualche valore devono affrontare questioni di vita e di morte».
In breve: Less è la storia di Arthur Less, un semisconosciuto scrittore che he nei suoi vent’anni ha amato un uomo notevolmente lmente più maturo e che, a decenni di distanza, si ritrova nella posizione speculare. Alla soglia ia dei cinquanta, infatti, è innamorato di un uomo che ha circa la metà dei suoi anni.
La vicenda inizia quando o Less viene a sapere che il suo giovane amante, dal quale è stato appena lasciato, sta per sposare are un altro. Non riuscendo né ad accettare l’invito nvito al matrimonio né a rispondere con un cordiale rdiale rifiuto, la sua soluzione è quella di essere ere altrove, decisamente altrove, quando le nozze verranno celebrate. Si dà allora a una fuga uga che, almeno in teoria, è familiare alla maggior ggior parte dei romanzieri. Accetta qualsiasi si invito a festival letterari e qualsiasi offerta di residenza per scrittori, a prescindere da quanto sia sperduta o ignota la meta, acconsente nsente a partecipare a qualsiasi cerimonia ia di premiazione per premi minori che he potrebbe vincere o non vincere; assume ume banali incarichi giornalistici da svolgersi volgersi in posti lontani.
È un paragone impegnativo, tivo, lo so, ma Less discende dal Candide dide di Voltaire. Entrambi sono libri picareschi nei quali il protagonista, che he fino ad allora ha condotto una vita a apparta- smo aperto dell’America per quello soigné della Francia».
Oltre a gemme come queste, Arthur fa esperienza di rivelazioni più sostanziali e profonde. Incontra per esempio una persona davvero affascinante, un coetaneo che potrebbe essere la sua anima gemella se non fosse già sposato con un altro, e al momento dei saluti gli dice: «Siamo troppo vecchi per pensare che ci capiterà di rincontrarci». E in un’altra circostanza: «Noi tutti cogliamo una punta di dolore in occasioni che dovrebbero essere di festa; è come il pizzico di sale nel dolce. I generali dell’antica Roma nelle parate trionfali non facevano forse marciare degli schiavi al proprio fianco come una sorta di memento mori? ». Non mi sembrano brani di un libro immeritevole di un importante premio letterario.
Nelle arti i premi non servono soltanto a ricompensare l’eccellenza ma anche a riconoscere quanto sia ampio il ventaglio dell’espressione artistica. Nella narrativa, tale ventaglio arriva a comprendere opere che rendono omaggio al mondo e ai suoi abitanti in modi che non necessariamente hanno un’apparenza «seria». O, per riprendere le parole di Flannery O’Connor, un romanzo comico di qualche valore deve affrontare questioni di vita e di morte.
Less è un libro comico che affronta questioni di vita e di morte. È molto, molto bello. È anche il primo romanzo vincitore del Pulitzer così solidamente incentrato su un protagonista gay, e per quanto mi riguarda ritengo un buon segno per il progresso della nostra civiltà che questo, nel 2018, risulti un dettaglio quasi del tutto marginale.
I premi dovrebbero essere sorprendenti, almeno qualche volta. Che noia sarebbe se i premi importanti andassero sempre ai candidati più ovvi, no? E se mi perdonate l’osservazione, in inglese la parola premio ( prize) è in qualche modo contenuta nella parola sorpresa ( surprise). In Less, una celebre poetessa dice ad Arthur: «Ti elargirò il mio unico consiglio: non vincere uno di questi premi... Vinci un premio, ed è finita. Poi vai in giro a tenere lezioni per il resto della tua vita. E non scrivi mai più». Per Andrew Sean Greer ci auguriamo un futuro decisamente diverso. Azzardiamo addirittura la convinzione che nel suo caso la fosca profezia di Stella non si avvererà e che Greer sia pienamente consapevole del fatto che il Pulitzer 2018 per la narrativa è stato assegnato a un libro in tutto e per tutto meritevole del riconoscimento.
( traduzione di
Carlo Prosperi)