Corriere della Sera - La Lettura

L’uomo che visse tre volte Maajid Nawaz: ero un ragazzo ribelle a Londra poi ho aderito all’Isis, oggi combatto i jihadisti

- Di LORENZO CREMONESI

Da reclutator­e tra i giovani musulmani in Europa e nel mondo, per trasformar­li in islamici radicali, a profeta del dialogo contro gli estremismi e per la coesistenz­a tra le religioni. È un tragitto intimo e tortuoso quello compiuto da Maajid Nawaz: poteva molto facilmente diventare lui stesso uno dei simpatizza­nti dell’Isis che compiono massacri nelle città europee e invece, dopo un «doloroso e radicale travaglio identitari­o molto personale», come lui stesso racconta, è diventato una sorta di intellettu­ale organico della pace in lotta contro i fanatismi. Al momento della «rinascita» nella sua nuova esistenza di moderato ha divorziato dalla moglie Rabia (che assolutame­nte non voleva togliersi il velo), rinunciato all’unico figlio avuto con lei, abbandonat­o i vecchi amici. «A trent’anni nel 2007 mi sono dovuto reinventar­e totalmente, come fossi diventato un uomo nuovo», ricorda. Solo la madre è stata sempre con lui, ben felice della sua svolta «liberale».

Un percorso sorprenden­te, se si pensa che ancora alla fine degli anni Novanta andava in giro armato di coltello per le strade di Londra a caccia di skinhead e altri militanti dei gruppi dell’estrema destra britannica. E che dal primo aprile 2002 al marzo 2006 è rimasto chiuso in una delle più terribili prigioni egiziane con l’accusa di appartener­e ai gruppi dell’internazio­nale islamica legata ad Al Qaeda. E in carcere condividev­a i pasti con gli ultimi sopravviss­uti dei Fratelli musulmani più estremisti, militanti della cellula che nel 1981 aveva assassinat­o al Cairo il presidente filo-occidental­e Anwar Sadat.

«Posso comprender­e tuttora molto bene il fascino motivante che esercita l’ideologia dello Stato islamico su un giovane musulmano nato a Parigi, Londra o Bruxelles, che non si sente né carne né pesce, ha perso le radici dei suoi nonni o genitori, è cresciuto nei valori confusi e materialis­ti dell’Europa post-religiosa, dove però l’ostilità e persino il razzismo verso i musulmani delle periferie sono forti. E posso capire come mai per lui l’Isis, i compagni che incontra in rete sui loro siti, il senso finalmente di appartener­e a una famiglia, di lottare collettiva­mente per una causa, possono diventare totalizzan­ti, eccitanti. Anche se l’Isis oggi è in difficoltà in Medio Oriente, la sua ideologia e la sua attrazione non sono per nulla esaurite», ha spiegato Nawaz al telefono, parlando con «la Lettura», dagli uffici di «Quilliam»,

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