Corriere della Sera - La Lettura

Mummifico il mio corpo danzando per l’eternità

Il coreografo Olivier Dubois porta a Milano, in «prima» europea, la sua nuova creazione, una trasposizi­one del «Libro dei morti» dell’antico Egitto

- Di VALERIA CRIPPA

Afior di pelle (nuda). Nel groviglio di braccia, gambe e schiene accatastat­e. Nelle pieghe di corpi abbandonat­i e staccati da chissà quale croce, nel chiarore di roridi sepolcri. Il viaggio di Olivier Dubois intorno all’uomo (molto più che alla donna) scava la materia della danza come un cesello, per portare in superficie il peccato originale dell’interprete: essere l’umile operaio di un’arte, in cui si condensa la millenaria scienza del gesto, che aspira a diventare egli stesso corpo-capolavoro. Da Tragédie a Les Mémoires d’un Seigneur (sopra, un momento dello spettacolo nella foto di François Stemmer), il coreografo francese ha scolpito l’anatomia umana in pulsanti coreografi­e di masse materiche e fluide, rivelando l’intimità di tumultuosi paesaggi d’anime, imperlati di sudore, nella mischia di folle di performer amatoriali reclutati in loco (fino a 120 performer, in Envers et face à tous, 2011). Ma quando Dubois, oggi autore osannato in Europa, sceglie di distoglier­si dalla dimensione collettiva per tornare a creare assoli su sé stesso (il primo fu Under cover, 1999), ecco che lo «scalpello» con cui lavora si fa più affilato mostrando al mondo, senza remore né censure, le robuste rotondità del proprio corpo approdato tardivamen­te alla danza (e nonostante ciò, inserito tra i 25 migliori ballerini al mondo dalla rivista «Dance Europe» nel 2011). In My Body of coming forth by day — il «solo» che presenterà in prima europea il 10 maggio alla Triennale Teatro dell’Arte di Milano — lo sguardo di Olivier promette di affondare nella propria carne come un bisturi.

«My Body of coming forth by day» si ispira al «Libro dei morti» (letteralme­nte, Libro per emergere nella luce) dell’antico Egitto. Come traduce in danza il testo funerario dei faraoni?

«Questo “solo” è nato lo scorso settembre dall’invito di un giovane festival di danza del Cairo, Breaking Walls. È la trascrizio­ne del Libro dei morti in uno spettacolo, come se il mio corpo, mummificat­o dai movimenti morti che ho danzato in passato, trovasse vita eterna attraverso la reincarnaz­ione che il ricordo opera. La memoria è l’unico elemento in grado di sfidare la morte. Proprio come nel Libro propongo una sorta di lettura delle mie viscere artistiche da parte del pubblico che diventa aruspice. Sono gli spettatori a decidere di veder reincarnat­e alcune vestigia di quelle danze che mi hanno attraversa­to, di farle uscire alla luce del giorno».

Dunque il «solo» ruota intorno all’idea della conservazi­one fisica. È un

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