Corriere della Sera - La Lettura
Una serie di sfortunati eventi. A Milano
Paolo Zardi e un uomo che poteva essere perbene ma non lo è
Esiste nel romanzo italiano qualcosa di corrispettivo al genere di «commedia all’italiana»? Questo interrogativo nasce leggendo il nuovo romanzo di Paolo Zardi, Tutto male finché dura (Feltrinelli). Zardi sceglie infatti per questa sua nuova opera una storia che ha tutti i crismi per essere una commedia, a partire dal protagonista: un uomo che vive di espedienti, che deve molti soldi alle persone sbagliate e ha poche settimane per saldare il suo debito. C’è una donna, la sua ex moglie, Marta, che ha due figlie — Elisa e Lisa — che fatica a campare per arrivare a fine me- se, conducendo una vita dignitosa. Lui in qualche modo ritorna da lei, perché non sa più cosa fare e perché vuole spillare i soldi per differire ancora un po’ il suo fallimento.
In questa girandola di avvenimenti il protagonista è un dentista abusivo, un taglieggiatore, un truffatore; incontra malviventi, usurai, terroristi, scommettitori, frequentatori di bische clandestine; intorno a lui vive e viene rappresentata la Milano dei rumeni, dei cinesi, degli africani; quella delle pizzerie scadenti e delle spese al discount. Il protagonista cammina su queste macerie dell’Oc- cidente senza prendersi troppo sul serio e senza prendere sul serio ciò che avviene intorno.
Il tema del romanzo appunto parrebbe adatto ad analisi sociologiche da talk show politico, ma Zardi preferisce non seguire questo tipo di racconto e inscena diversi episodi in cui il protagonista, più che riflettere su ciò che gli accade, semplicemente si guarda vivere e andare alla deriva. Non è un caso, infatti, che non abbia un nome, come se l’autore volesse indicare in questo modo che il protagonista sia «chiunque».
L’everyman delle morality play medioevali viene calato in una vera e propria commedia, dove l’introspezione psicologica lascia lo spazio al susseguirsi di sfortunati eventi; in cui la lingua e la sintassi sono volutamente semplici, poche o nulle le metafore e le similitudini, dove l’unica figura retorica maggiormente presente è l’accumulo: di azioni, di eventi e di fallimenti. Più che a sondare la profondità del disastro Zardi preferisce descrivere la sua altrettanto terribile superficie, c’è in questa tensione di essere morali senza essere moralisti qualcosa di dickensiano che è forse il riferimento neppure tanto nascosto (epigrafe e citazioni) di questo romanzo.
La storia del fallimento di chiunque, quindi, avviene senza una reale motivazione logica, il mondo di Zardi non conosce Dio o ragioni di necessità: il protagonista avrebbe potuto essere una buona persona ma non lo è. Avrebbe potuto essere un buon padre di famiglia, un figlio amorevole e invece vive ai margini, o meglio si ritrova ai margini senza un reale motivo. Per questo suona un po’ stonata la chiusa in cui l’autore cerca di ricondurre tutti gli eventi a una ragione narrativa con un colpo di scena macchinoso. E per questo il ritmo ne risente, ma
Tutto male finché dura rimane comunque una delle prove più interessanti del 2018.