Corriere della Sera - La Lettura

Una serie di sfortunati eventi. A Milano

Paolo Zardi e un uomo che poteva essere perbene ma non lo è

- Di DEMETRIO PAOLIN

Esiste nel romanzo italiano qualcosa di corrispett­ivo al genere di «commedia all’italiana»? Questo interrogat­ivo nasce leggendo il nuovo romanzo di Paolo Zardi, Tutto male finché dura (Feltrinell­i). Zardi sceglie infatti per questa sua nuova opera una storia che ha tutti i crismi per essere una commedia, a partire dal protagonis­ta: un uomo che vive di espedienti, che deve molti soldi alle persone sbagliate e ha poche settimane per saldare il suo debito. C’è una donna, la sua ex moglie, Marta, che ha due figlie — Elisa e Lisa — che fatica a campare per arrivare a fine me- se, conducendo una vita dignitosa. Lui in qualche modo ritorna da lei, perché non sa più cosa fare e perché vuole spillare i soldi per differire ancora un po’ il suo fallimento.

In questa girandola di avveniment­i il protagonis­ta è un dentista abusivo, un taglieggia­tore, un truffatore; incontra malviventi, usurai, terroristi, scommettit­ori, frequentat­ori di bische clandestin­e; intorno a lui vive e viene rappresent­ata la Milano dei rumeni, dei cinesi, degli africani; quella delle pizzerie scadenti e delle spese al discount. Il protagonis­ta cammina su queste macerie dell’Oc- cidente senza prendersi troppo sul serio e senza prendere sul serio ciò che avviene intorno.

Il tema del romanzo appunto parrebbe adatto ad analisi sociologic­he da talk show politico, ma Zardi preferisce non seguire questo tipo di racconto e inscena diversi episodi in cui il protagonis­ta, più che riflettere su ciò che gli accade, sempliceme­nte si guarda vivere e andare alla deriva. Non è un caso, infatti, che non abbia un nome, come se l’autore volesse indicare in questo modo che il protagonis­ta sia «chiunque».

L’everyman delle morality play medioevali viene calato in una vera e propria commedia, dove l’introspezi­one psicologic­a lascia lo spazio al susseguirs­i di sfortunati eventi; in cui la lingua e la sintassi sono volutament­e semplici, poche o nulle le metafore e le similitudi­ni, dove l’unica figura retorica maggiormen­te presente è l’accumulo: di azioni, di eventi e di fallimenti. Più che a sondare la profondità del disastro Zardi preferisce descrivere la sua altrettant­o terribile superficie, c’è in questa tensione di essere morali senza essere moralisti qualcosa di dickensian­o che è forse il riferiment­o neppure tanto nascosto (epigrafe e citazioni) di questo romanzo.

La storia del fallimento di chiunque, quindi, avviene senza una reale motivazion­e logica, il mondo di Zardi non conosce Dio o ragioni di necessità: il protagonis­ta avrebbe potuto essere una buona persona ma non lo è. Avrebbe potuto essere un buon padre di famiglia, un figlio amorevole e invece vive ai margini, o meglio si ritrova ai margini senza un reale motivo. Per questo suona un po’ stonata la chiusa in cui l’autore cerca di ricondurre tutti gli eventi a una ragione narrativa con un colpo di scena macchinoso. E per questo il ritmo ne risente, ma

Tutto male finché dura rimane comunque una delle prove più interessan­ti del 2018.

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