Corriere della Sera - La Lettura
Il grazie di Springsteen per i miei clic non cancella la paura dei temporali
«La mia più grande soddisfazione? Quando Bruce Springsteen mi ha ringraziato sul suo sito internet dopo il tour italiano del 2016». Simone Di Luca è nato in provincia di Udine, e dal suo paese non si è mai voluto staccare («ma ci vengo solo per dormire»). Architetto, da 10 anni è il fotografo delle rockstar che transitano per il Nordest (e non solo). Collaboratore di Azalea, il maggior promoter friulano, ha lavorato anche con Barley Arts e Vigna Pr. Dagli Ac/Dc ai Pearl Jam, da Zucchero ai Simple Minds, da Gianna Nannini ai 2Cellos: sotto l’obiettivo di Simone è passato mezzo Pantheon del pop rock internazionale. Emozioni, colori e momenti storici. Ma per la vita sotto il palco ci vuole un fisico bestiale. «Non nego che con il mio lavoro ci si diverta — spiega — ma è anche molto faticoso. Con il caldo o con il freddo, riprendo tutte le fasi dell’evento: dal montaggio del palco all’arrivo dei primi fan. Infine c’è il concerto. Dopo il quale devi correre a scaricare le foto, lavorarle e spedirle. Il tutto con qualche chilo di attrezzatura sempre addosso». Poi c’è il grande avversario: l’incognita meteo. «Mi ricordo — continua — il concerto dei Foo Fighters a Villa Manin sotto l’acquazzone. Sono situazioni difficili. Lavoro con macchine da migliaia di euro, alcune sono impermeabili ma un temporale non riescono ad affrontarlo». Fari sparati in controluce, luci che cambiano continuamente, musicisti che corrono da una parte all’altra del palco, posizioni di ripresa scomode, persino le fiamme, come quelle degli effetti speciali di Bon Jovi: ottenere una buona fotografia è meno semplice di quello che sembra. «Il mio rimpianto è quello di non aver immortalato Amy Winehouse: avevo persino comprato i biglietti ma è morta prima».