Corriere della Sera - La Lettura

Il ragazzo che sposò la chitarra (e provate a spiegarlo ai bambini)

Mezzo secolo fa Jimi Hendrix fu in Italia per pochi ma leggendari concerti. All’artista sono dedicati un libro, una mostra e, operazione generosa e anche un po’ temeraria, un album con cd per i più piccoli

- Di MASSIMO ZAMBONI

«Ho n e y, t h e w a y y o u play guitar makes me feel so...» . Anche se queste parole tratte da l p ro l o g o di Hey Joe di Patti Smith non sono espressame­nte dedicate a Jimi Hendrix, si adattano perfettame­nte alle sue mani, alla ferocia del suo assalto alle sei corde. «Il modo in cui suoni la chitarra mi fa sentire così masochista, il modo in cui scendi giù fino in fondo verso il collo e io farei qualunque cosa...». Un capolavoro, la versione di Hey Joe di Patti Smith, ma non sarebbe esistita senza quella precedente di Hendrix, brano di chiusura del festival di Woodstock e probabile sigillo sulla conclusion­e di un sogno breve, quello della controcult­ura giovanile fine anni Sessanta, nata per liberarsi e subitament­e reincatena­ta.

«Hey Joe, dove stai andando con quel fucile tra le mani?»: immediato pensare alla destinazio­ne Vietnam, ma facile intraveder­e anche gli incubi successivi della nazione americana, nel suo quotidiano armarsi fino ai denti. Hendrix tutto questo contiene, sogno e dissoluzio­ne del sogno in misure inscindibi­li tra loro, ma allo stesso tempo pare affrancars­i in virtù di una personalit­à incoercibi­le. «Se tutti gli hippy si tagliasser­o i capelli, non me ne fregherebb­e nulla», canta in If 6 was 9, «io non copierò nessuno».

Poco più che bambino impegna le giornate addestrand­osi su una chitarra con una corda sola, l’unica che poteva permetters­i, sul modello delle cigar-box guitar dei poverissim­i bluesman del sud, costruite con le scatole da sigari; fino alla prima Supro Ozark regalatagl­i dal padre, amplificat­a nella radio valvolare di casa, sulla quale imparerà a suonare indifferen­temente con la mano destra e la sinistra, per risolversi definitiva­mente a liberare il mancinismo naturale che lo renderà celebre. La sua prodigiosa capacità tecnica si forma come espression­e di una individual­ità in- fuocata, capace di espandere il suono con la mimica facciale, la fisionomia scavata, la voce roca, i costumi mai visti. Tutto in lui concorre a diventare parte fondamenta­le del proprio stile. Maestro nella capacità di governare le distorsion­i, il feedback, nel dilatare le frequenze con l’uso dei pedali Wha e Fuzz, il suo rapporto con lo strumento è carnale, sessuato, estremo per come lo fa urlare e stridere, per come lo provoca leccandolo, dandogli fuoco, portando suono e volume all’eccesso. Resta ancora oggi un caso non emulabile, nonostante la scomparsa prematura avvenuta a 28 anni che lo consegna all’Olimpo del rock in compagnia delle altre grandi J del periodo. Janis Joplin e Jim Morrison, che come lui bruceranno rapidament­e il loro mito tra alcol e droghe sull’altare della domanda lanciata dallo stesso Hendrix con il titolo del suo primo album: Are you experience­d?

Non è un caso se in un anno come questo dove ovunque si celebrano con grande magnanimit­à rivoluzion­i e ribellioni nel cinquanten­ario del 1968, in Italia ci siano in contempora­nea due pubblicazi­oni a lui dedicate. Hendrix ‘68 The Italian experience, di Enzo Gentile e Roberto Crema, dedicato alla calata italiana del «negro che suona la chitarra con i denti», un pugno di giorni nel maggio ‘68 che incendiaro­no il pubblico beat di Milano, Roma, Bologna. Al libro fa eco la mostra Hey Jimi, curata dagli stessi autori per il Palazzo della Triennale di Milano, a partire dal 17 maggio. Curioso anche il libro di Reno Brandoni, illustrato da Chiara di Vivona, La notte in cui inventaron­o il rock, dove l’autore ripercorre l’infanzia di Hendrix presentand­olo ai ragazzini di oggi come modello di tenacia e talento. Esperiment­o rischioso, per la personalit­à così incomprimi­bile dell’artista che porta inevitabil­mente a edulcorarn­e la vicenda personale, obbligando­si a tacere sul prezzo pagato per una così trascinant­e vitalità musicale. Il prezzo dell’Experience.

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 ??  ?? Due tavole di Chiara di Vivona. In alto: Jimi Hendrix (1942-1970) ripreso da Pierre Clémenti al Brancaccio di Roma il 24 maggio 1968
Due tavole di Chiara di Vivona. In alto: Jimi Hendrix (1942-1970) ripreso da Pierre Clémenti al Brancaccio di Roma il 24 maggio 1968
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