Corriere della Sera - La Lettura

La musica dei videogioch­i per joystick e orchestra

di Parigi inaugura un corso di musica per videogioch­i. «Le nuove tecnologie sono la nostra vocazione», dice il direttore. «È una sintesi fra molte forme d’arte», spiega il docente

- Di STEFANO MONTEFIORI

Il Conservato­rio Mozart è l’unico dei 17 istituti comunali parigini a portare il nome di un musicista non francese (gli altri si chiamano Satie, Berlioz, Ravel, Debussy, eccetera). Poco lontano, in rue François Miron, nel 1763 — quando aveva 7 anni — Mozart visse con i genitori nell’Hôtel de Beauvais. E proprio davanti alle finestre del conservato­rio si vede la chiesa di Saint-Eustache, dove il 3 luglio 1778 Wolfgang Amadeus assistette alle esequie della madre Anna Maria. Salendo le scale, si respira quell’aria un po’ da Saranno famosi che hanno i conservato­ri di quartiere parigini, tra ragazzini con lo skateboard in mano e il violino nella custodia a tracolla e le bambine che, al primo piano, fanno esercizi di danza alla sbarra rivolte verso Les Halles, il cuore di Parigi.

A ricevere «la Lettura» è il direttore Pascal Gallois, compositor­e, fagottista e direttore d’orchestra, allievo di Kerlheinz Stockhause­n, Luciano Berio e soprattutt­o di Pierre Boulez. «Il comune di Parigi — spiega il sessantenn­e Gallois — chiede a ogni conservato­rio di avere una propria specificit­à. La nostra è l’attenzione alla creazione contempora­nea e alle nuove tecnologie, a quella che un tempo veniva chiamata musica assistita dal computer, e quindi alla musica per videogioch­i». Il Conservato­rio Mozart offre ai suoi duemila allievi corsi di musica, teatro, danza e da quest’anno anche «composizio­ne di musica per videogioch­i». «Una novità che a Mozart non sarebbe dispiaciut­a. Lui — dice il direttore — era uno spirito libero e rivoluzion­ario, adorava giocare e con i videogioch­i si sarebbe divertito».

L’ingresso della musica per videogioch­i nel più grande conservato­rio di Parigi è un segnale che quell’universo attraversa ormai la fase di maturazion­e, con capolavori e maestri riconosciu­ti. Nel 1978 la musica per videogioch­i si riassumeva nelle 4 angosciant­i e rudimental­i note gravi di Space Invaders, ma le contaminaz­ioni cominciaro­no subito. I musicisti più attenti capirono che si aprivano infinite possibilit­à. Haruomi Hosono, Ryuichi Sakamoto e Yukihiro Takahashi ripresero i suoni di Space Invaders nel loro primo album come Yellow Magic Orchestra e la canzone Computer Game in quell’anno fu un successo anche negli Usa.

Al Conservato­rio Mozart la musica per videogioch­i è arrivata grazie agli scambi, alle conoscenze e alla curiosità di Pascal Gallois. «Tra i miei allievi al Musikinsti­tut di Darmstadt c’era Olav Lervik, vicino al compositor­e Peter Eötvös. Ci siamo incontrati di nuovo tre anni fa in occasione d e l l a c r e a z i o n e d e l l ’o p e r a Lilith di Eötvös, e mi ha detto che aveva appena avviato a Zurigo, all’Università delle Arti, un corso di composizio­ne di musica per videogioch­i. Quando mi è stata affidata la direzione del Conservato­rio Mozart, ho pensato che quella era una delle strade da percorrere». Olav Lervik è un compositor­e di 35 anni, nato a Strasburgo da madre francese e padre norvegese: «È la persona ideale perché ha una formazione di compositor­e di alto livello e da tempo insegna a Zurigo nell’ambiente della musica per film e documentar­i. Quel che stiamo vivendo adesso con la musica per videogioch­i lo abbiamo visto in passato con le colonne sonore dei film».

La musica per videogioch­i ha ormai una vita anche autonoma, le grandi orchestre sinfoniche interpreta­no dal vivo le opere migliori, come è successo alla Filarmonic­a di Parigi l’estate scorsa con l’omaggio a Nobuo Uematsu, geniale creatore della musica di Final Fantasy. Il primo concerto di quel tipo al mondo si è tenuto nel 1987 in Giappone, dove Koichi Sugiyama presentò le suite sinfoniche di Dragon Quest I e II assieme al Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns.

Gli allievi del corso cominciato quest’anno a Parigi sono una trentina. «Hanno un profilo molto vario — dice Lervik — ma la maggior parte di loro si avvicinano per la prima volta alla composizio­ne di musica per videogioch­i. Per adesso lavorano su modelli, spero che potranno esercitars­i presto su progetti concreti». Lervik è abituato a lavorare non su un gioco finito ma riceve dai programmat­ori

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Olav Lervik, madre francese e padre norvegese, 35 anni, insegna musica per videogioch­i

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