Corriere della Sera - La Lettura
Altezze al bagno ovvero la diplomazia fatta nelle spa
«La sera del 20 luglio 1858, Cavour giunse a Plombières, una cittadina francese piena di aristocratici che avevano seguito l’imperatore ai bagni. Un uomo basso, in carne, vestito modestamente, il conte poteva passare per un borghese. Il suo arrivo non destò attenzione, anche perché viaggiava con il nome Giuseppe Benso». È a tratti avvincente come un romanzo The Summer Capitals of Europe sul ruolo delle città termali nell’assetto geopolitico dell’Europa dell’Ottocento. «Gli alberghi erano pieni. Dapprima Cavour pensò di dover pernottare sotto le stelle, ma alla fine trovò una stanza in una casa e sì addormentò. A mezzanotte venne svegliato dal generale de Beville che in tutta la città aveva cercato l’ospite di Napoleone III». Il giorno successivo, alle 11, Cavour incontrò l’imperatore, un colloquio senza testimoni durante il quale vennero stabilite le dinamiche della seconda guerra d’indipendenza italiana e la divisione della penisola in sfere d’influenza.
Plombières, Baden-Baden, Bad Ischl, Karlsbad (l’attuale Karlovy Vary), Biarritz, Bagni di Lucca, Salsomaggiore, Montecatini: era in questi centri termali che varie volte l’anno si ritrovavano capi di Stato, reali, diplomatici, aristocratici, imprenditori del mondo nascente. «Andavano a prendere le acque, tutti avevano qualche malanno da curare», spiega a «la Lettura» l’autrice, la russo-canadese Marina Soroka. «Ma oltre all’aspetto terapeutico queste città fornivano l’opportunità di parlare lontano da occhi indiscreti e, soprattutto, in modo informale». Erano, in pratica, lo sfondo perfetto per la diplomazia.
Come nasce il ruolo di queste città?
«Nell’Europa dell’800 viaggiare divenne più semplice. Per la salute venivano consigliati lunghi periodi in climi diversi ed ecco che ci si ritrovava per le acque o le cure di un medico particolare. Erano tempi in cui il colloquio a tu per tu era importante, la gente si conosceva e sapeva che in un certo posto in un certo periodo avrebbe trovato tal dei tali. Attorno a queste città venne edificata una rete di importanti incontri internazionali. Parlare di spionaggio è esagerato ma le terme erano crocevia dell’informazione».
Che cosa l’ha convinta a studiare la storia di queste terme?
«Ho letto molti diari diplomatici: anno dopo anno venivano annotati incontri importanti presso le terme d’Europa e i temi discussi. È da quei diari che nasce tutto. In realtà i colloqui più importanti forse erano quelli che non lasciavano tracce cartacee, come ad esempio quello tra Cavour e Napoleone III a Plombières».
Qual è la sua interpretazione?
«Ignoriamo che cosa si dissero esattamente. Ciò che sappiamo è ciò che Cavour scrisse subito dopo a Vittorio Emanuele e al ministro della Guerra. Che l’accordo tra i due statisti fosse solo verbale diede a entrambi una certa elasticità. Arrivarono all’incontro con obiettivi chiari ma credo che il segreto facesse parte dell’operazione. L’Austria poté solo immaginare, come gli altri, la natura esatta degli accordi presi. In più, non essendoci nulla di scritto, Napoleone poté non onorare completamente gli impegni presi. Era un gioco che Cavour sapeva affrontare alla perfezione».
E le altre città termali?
«A Bagni di Lucca il principe von Metternich, ministro degli Esteri dell’impero austriaco, incontrò i suoi alleati nel 1817. Diventò una consuetudine fare il punto della situazione con collaboratori e diplomatici stranieri presso le terme che frequentava ogni anno. Si vide più volte con Nesselrode, ministro degli Esteri russo, con il quale era solito trascorrere 3 o 4 settimane a Karlsbad. Bisogna ricordare che i politici del primo Ottocento avevano poche fonti d’informazione su altri Paesi: gli incontri alle terme, così come le lettere che li riassumevano, erano molto importanti. Ad Aix Les Bains la regina Vittoria, che era arrivata col titolo di contessa di Balmoral, incontrò Alessandro II, che a sua volta viaggiava come conte Borodinsky. A Biarritz nel 1865 Bismarck incontro Napoleone III tre volte, il 4, l’8 e l’11 ottobre, per preparare la guerra austro-prussiana. Baden-Baden era forse la città termale che più piaceva ai reali d’Europa: nel 1860 ricevette circa 50 mila stranieri, un record. Chi voleva incontrare i reali di Prussia sapeva dove recarsi, come dimostrano le lettere dell’ambasciatore della regina Vittoria a Berlino, Lord Augustus Loftus, che seguiva la corte a Baden non appena Guglielmo I vi si trasferiva. Non credo ci sia oggi l’equivalente di queste terme».