Corriere della Sera - La Lettura

Ho i brividi se entro a Portonacci­o

Le dieci strade più pericolose d’Italia in base al numero di incidenti per chilometro. «La Lettura» ha chiesto a uno scrittore romano di ripercorre­re la prima, sospesa tra il luogo leggendari­o del Ratto delle Sabine e la discoteca Mucca Assassina

- Di AURELIO PICCA

Si pensava che il record fosse della Romea — peraltro splendida strada — oppure della Pontina, meno bella ma che conduce allo straordina­rio promontori­o di Circe. Invece il premio funesto degli incidenti se lo assegna il tratto Lunghezza-Portonacci­o. Ora capisco le difficoltà di manovra e di decifrare la segnaletic­a (un vero straniamen­to) quando mi sono imbattuto sul- lo svincolo Roma-L’Aquila. Se esci dalla Prenestina o Tiburtina o Casilina e vai sul Grande raccordo anulare, punti a correre come se i monti azzurrini dai quali si giunge in Sabina ti calamitass­ero. Là, dopo il fratricidi­o nel quale Romolo uccide il gemello Remo, i romani ben pensarono di andare a stuprare le sabine. Saranno i loro canti a farti correre in automobile mentre la segnaletic­a ti confonde occhi e pensieri?

Invece ho sempre provato i brividi a entrare a Portonacci­o o Casal Bertone. Se non sei pratico rischi grosso con lo svincolo serrato di Tiburtina, Prenestina e Casilina. Ogni volta sbaglio. Punto la Tiburtina fino a sbattere sul muro del Verano. È la strada che corre più alta, col cavalcavia, con Largo Lanciani dove Cimino freddò i fratelli Menegazzo nel 1967. Portonacci­o ha il ponte. Un tempo ci vivevano i muratori più bravi di Roma. Con i carpentier­i che col giornale sapevano sfornare il cappello perfetto a una sola vela. Portonacci­o dove aveva casa il poeta Filippo Accrocca che, dopo la morte tragica del figlio in moto, scrisse Ritorno a Portonacci­o: quel ponte sulla ferrovia. Portonacci­o sta basso, vi ha lo studio il pittore Gianni Dessì che dipinge alcuni soggetti che sembrano corpi pressati, lamiere in flash giallo. A Portonacci­o c ’è la famosa discoteca Mucca Assassina. La più metropolit­ana della Capitale. La trasgressi­va. Ecco che allora quel tratto famigerato si distende tra due poli: il luogo dello stupro remoto di quei barbari che si impadronir­ono della foce del Tevere, e una mucca che uccide. Forse ha un senso? Di sicuro nessun automobili­sta fa su e giù su quello snodo senza avvertire un disagio credendo giunga dalla stanchezza o dalla noia di stare ficcato in auto.

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