Corriere della Sera - La Lettura

«Il cielo in una stanza» di Gino Paoli, «Io che amo solo te» di Sergio Endrigo, «Insieme a te non ci sto più» di Caterina Caselli... E poi, naturalmen­te, Riccardo Cocciante, Claudio Baglioni, Umberto Tozzi... La storia delle canzoni d’amore è una storia d

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fitta torna alla sua «triste vita/ questa vita che volevo dare a te/ l’hai sbriciolat­a tra le dita». I proclami di fedeltà estrema di Sergio Endrigo in Io che amo solo te: «E non ti perderò, non ti lascerò/ per cercare nuove avventure». E insieme, o subito dopo in sequenza, il tradimento con la «strana amica di una sera» dei Pooh: «Mi dispiace devo andare/ il mio posto è là/ il mio amore si potrebbe svegliare/ chi la scalderà». E Caterina Caselli che sceglie di rompere in Insieme a te non ci sto più: «Si muore un po’ per poter vivere». E invece, al contrario ma poi sei sempre tu, il «ti senti un nodo nella gola/ ti senti un buco nello stomaco/ ti senti vuoto nella testa e non capisci niente» dell’amante abbandonat­o di Riccardo Cocciante in Quando finisce un amore, prima dell’invettiva rabbiosa con la traditrice e la solidariet­à preventiva con il «povero diavolo» a cui «lascio il posto mio». E la voglia di «andare lontano», molto lontano, nel Poster di Claudio Baglioni. La «noia, noia, noia/ maledett a noi a » di F r a nco Cal i f a no, l’«oggi ritorno da lei/ primo Maggio, su coraggio» di Umberto Tozzi.

Gianna Nannini che sfida il tabù dell’autoerotis­mo («accarezzo la mia solitudine/ e ognuno ha il suo corpo/ a cui sa cosa chiedere», in America) seguita nello stesso anno, il 1979, da Vasco Rossi in Albachiara: «E qualche volta fai pensieri strani,/ con una mano, una mano ti sfiori./ Tu sola dentro la stanza/ e tutto un mondo fuori». Il Teorema amaro di Marco Ferrandini: «E sta sicuro che ti lascerà,/ chi è troppo amato amore non dà./ E sta sicuro che ti lascerà,/ chi meno ama è più forte si sa», condito dal celeberrim­o «fuori dal letto nessuna pietà» che potrebbe essere intonato in un coro nel sequel di un film di Gabriele Muccino. E poi l’Antonello Venditti dell’«Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra/ e un pianoforte sulla spalla» perché «questa notte è ancora nostra». Fino ai giorni nostri, al «Chi ti farà ridere?/ Per chi ti smarrirai/ Chi userà lo sguardo tuo?/ Chi lo fa al posto mio?» nell’Istrice di Samuel e dei Subsonica e a «Sul filo di un rasoio/ ad asciugar parole/ che oggi ho steso e mai dirò» di Giuliano Sangiorgi e i Negramaro.

Un elenco infinito di situazioni, emozioni, storie, pezzi di vita. La vita personale e quella collettiva. In un intreccio indissolub­ile, come sono e devono essere le canzoni.

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