Corriere della Sera - La Lettura
IndovinaCena chi ? viene a
Lei ha 21 anni, i suoi genitori sono una brillante coppia liberal. Ma lei ha anche un fidanzato che vuole sposare subito. Medico, brillante anche lui. Ma nero. E allora le certezze progressiste del padre e della madre della ragazza cominciano a vacillare, persino la domestica di famiglia, afroamericana, è contraria a quest’unione. Come dire: ciascuno stia al suo posto Il film, che
era apparso negli Stati Uniti l’anno precedente: cioè l’anno degli scontri di Detroit, del primo membro di colore nominato alla Corte Suprema e dei discorsi di Martin Luther King. Fu senz’altro una svolta ma metteva in scena un caso particolare, troppo. Più vero e meno hollywoodiano, allora, «La calda notte dell’ispettore Tibbs»
Fra il 23 e il 30 luglio 1967 vi furono a Detroit, capitale dell’industria automobilistica americana, parecchi scontri fra bianchi e neri che provocarono 40 morti. La battaglia americana per i diritti civili e l’abbattimento delle barriere razziali era iniziata da qualche anno e fu accelerata dalla presenza alla Casa Bianca di un politico democratico, Lyndon Johnson, che dimostrò di avere più coraggio, in questa materia, del predecessore (J. F. Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963). Ma i progressi erano discontinui e non sempre le buone leggi davano i risultati desiderati. Il 2 ottobre 1967 le comunità afroamericane festeggiarono l’elevazione alla Corte Suprema di un giudice nero, Thurgood Marshall, che si era distinto, come avvocato, per avere difeso la desegregazione nelle scuole pubbliche. Ma nessuna legge poteva eliminare in un giorno il cumulo di consuetudini, tradizioni e pregiudizi che pesavano sui comportamenti quotidiani della società. Martin Luther King ebbe in queste vicende un ruolo molto positivo e il suo assassinio, il 4 aprile 1968, indignò una larga parte dell’America bianca. Ma l’ideologia delle Pantere Nere e le loro tattiche ebbero l’effetto di irrigidire le componenti meno concilianti del Paese.
Nello stesso anno in cui Detroit bruciava, Marshall conquistava una delle poltrone giudiziarie più ambite del Paese e King parlava alle folle del Sud, Hollywood lanciò un film che nella storia della negritudine americana ha diritto a un capitolo. Il suo titolo è Indovina chi viene a cena? ( Guess Who’s Coming for Dinner), il regista è Stanley Kramer, autore di altri film politicamente impegnati: la storia è quella di un matrimonio fra persone di colore diverso. Gli attori più anziani formavano una delle coppie più famose del cinema americano: Katharine Hepburn, che per la sua interpretazione vinse l’Oscar nel 1968 (insieme con la sceneggiatura originale di William Rose), e Spencer Tracy. Il contenuto per quegli anni era audace, ma stile e trama obbedivano alle convenzioni di una ottimistica favola hollywoodiana.
L’azione si svolge in una bella villa sulle colline di San Francisco. Il padrone di casa (Tracy) è un democratico liberale. Pubblica un giornale aperto al dibattito sociale e conserva sulla scrivania una fotografia di Franklin D. Roosevelt, il presidente del New Deal e dell’alleanza con l’Urss. La moglie (Hepburn) ha aperto una galleria d’arte e, fra i quadri che arredano la sua casa, lo spettatore intravede un ritratto che potrebbe essere opera di Modigliani. I coniugi Drayton hanno da molti anni una domestica nera che si compiacciono di trattare con una sorta di signorile familiarità. Hanno anche una figlia (Joey, 21 anni, interpretata da Katherine Houghton) che all’inizio del film appare nella loro casa, dopo una vacanza alle Hawaii, con un medico nero di 37 anni (il dottor John Prentice, interpretato da Sidney Poitier). Ne è perdutamente innamorata, vuole sposarlo nel giro di poche ore ed è convinta di potere contare sull’approvazione della famiglia. Ma con grande sorpresa scopre che nella sua casa «liberale» la sola persona favorevole al matrimonio è un anziano e bonario monsignore cattolico che frequenta la famiglia da tempo immemorabile e non sdegna qualche bicchiere di whisky. I genitori sono preoc- cupati dalle difficoltà che Joey incontrerà nel corso della vita. La domestica nera tratta il fidanzato come un intruso che sfida le regole della convivenza sociale e «non sta al suo posto». I genitori del fidanzato, accorsi da Los Angeles, non lo dicono, ma sono dello stesso parere. Con qualche sfumatura la regola generale sembra essere per tutti, bianchi e neri, «donne e buoi dei Paesi tuoi».
La ragazza potrebbe andarsene con l’uomo che ama e lasciare al tempo il compito di rimarginare le ferite. Ma il fidanzato complica la situazione dichiarando ai genitori che sposerà Joey soltanto se daranno la loro benedizione. Ama la ragazza, ma non vuole essere responsabile di una crisi familiare. Di fronte a una tale manifestazione di nobiltà il muro delle opposizioni comincia a sgretolarsi sino a quando il padre di Joey, dopo essersi lungamente tormentato, riconoscerà che i diritti dell’amore sono più forti delle convenzioni sociali. Il film sarebbe dunque un efficace invito a liberare l’America dalle catene dei pregiudizi razziali? Solo in parte. La storia è troppo singolare per trasmettere un messaggio generale. Poitier è troppo bello e i suoi lineamenti troppo euro-asiatici per essere indiscutibilmente un tipico afroamericano. Il medico John Prentice, di cui recita la parte, ha troppi allori accademici per non essere rispettato e accettato anche da parenti meno liberali dei genitori di Joey. Forse ancora più efficace per la battaglia contro il razzismo americano è un altro film prodotto nello stesso anno (1967). È In the Heat of the Night ( La calda notte dell’Ispettore Tibbs) in cui lo stesso Poitier recita la parte di un detective che indaga in una cittadina del Mississippi sulla morte di un imprenditore e conquista alla fine la stupita ammirazione di un poliziotto bianco scettico e piuttosto razzista (Rod Steiger, l’attore che ha recitato Mussolini nel film di Carlo Lizzani).
Mentre due fidanzati di colore diverso vincevano la loro battaglia su uno schermo cinematografico, un’altra coppia vinceva una battaglia più difficile nella Corte Suprema degli Stati Uniti. Erano i coniugi Loving (bianco lui, nera lei), condannati a un anno di prigione da un tribunale dello Stato di Virginia per avere violato, con il loro matrimonio, una legge che condannava la miscegenation (incrocio fra razze diverse, una parola che sarebbe piaciuta a Hitler). La sentenza ebbe l’effetto di aumentare il numero dei matrimoni fra bianchi e neri. I progressi fatti negli Usa da allora sono stati considerevoli e il cinema continua a fare la sua parte. Sono sempre più frequenti i film in cui attori neri incarnano personaggi che non hanno i ruoli tradizionali: camerieri, cameriere, jazzisti, atleti. Ma non sono meno frequenti, soprattutto dagli anni della presidenza Obama, i giovani neri uccisi durante i pattugliamenti notturni da una polizia per cui il colore della pelle sembra essere un indizio di reato. Il numero esatto è difficilmente calcolabile, ma il fenomeno ha provocato la nascita di un movimento che si chiama Black Lives Matter, le vite dei neri contano. Questa storia non è ancora finita.