Corriere della Sera - La Lettura
Niente «lato oscuro della forza» Diamo retta a chi avverte disagio
Ci aveva provato Pierre Janet. Poi la prima psicoanalisi e tutta la filosofia del sospetto gli hanno messo i bastoni tra le ruote, con teorie che vedevano negli uomini solo motivazioni fosche. La sofferenza nasceva dalla tendenza, diremmo oggi, al lato oscuro della forza. La psicoterapia poteva essere un’arte semplice, ma non è stato così. I pazienti l’hanno pagata cara. Oggi la sola idea di un Woody Allen che passa la vita sul lettino a noi psicoterapeuti moderni disturba. Avevamo bisogno di teorie per capire quello che spinge gli umani all’azione. Desiderano. Non è una brama congenita di onnipotenza, infantile e terrificante. È normale. Sì, ci sono frustrazione, sconfitta, perdita, ma con quelle ci fanno i conti. Vogliono cure, status, appartenenza, sesso, figli, spazi per i loro aquiloni. Tutto qui. Una teoria della cura che non parta da questi assunti è una fregatura. E allora perché soffrono? A causa di previsioni. Pensano che doganieri corrotti fermeranno il loro viaggio, che giganti entreranno nella stanza quando hanno paura, che grandi madri dalle braccia grasse li soffocheranno. Che sulla pagella di pietra il maestro inciderà un 4 senza appello. Volevamo una teoria semplice. Fidarsi dei
pazienti di Francesco Gazzillo (Raffaello Cortina, 2016) la offre: i pazienti hanno scopi e desideri. Hanno piani per realizzarli. Formulano previsioni per affrontare le asperità. È normale. I loro piani sono imprecisi, le previsioni fosche. Se lo psicoterapeuta crede alle loro buone ragioni, può aprire la strada verso la leggerezza: non era difficile arrivarci.