Corriere della Sera - La Lettura

Vattimo a Teheran per salvare Heidegger

- Di DONATELLA DI CESARE

Il tentativo di trasformar­e il pensatore tedesco in un «teologo cristiano» si abbina a prese di posizione politiche assai discutibil­i, a favore del regime iraniano e di quello venezuelan­o. Per non parlare dei violenti attacchi contro Israele

Il nuovo libro di Gianni Vattimo Essere e dintorni (La nave di Teseo) comprende 31 saggi che sono altrettant­i tentativi di interpreta­re l’attualità. Ecco perché il volume non è un trattato metafisico, bensì un «breviario teologico-filosofico», o meglio, il «diario di una crisi», quella provocata dalla pubblicazi­one dei Quaderni neri di Martin Heidegger.

In tempi in cui si parla di un «ritorno» della filosofia al centro dello spazio pubblico, le pagine di Vattimo sono esempio di stile, chiarezza, accessibil­ità. Perché se i filosofi vogliono contribuir­e a riflettere sulla situazione presente, bisogna che parlino e scrivano in modo comprensib­ile.

Il «breviario» ruota intorno al nesso stretto fra interpreta­zione ed emancipazi­one. Si ricorderà la celebre frase di Karl Marx contenuta nelle Tesi su Feuerbach: «I filosofi hanno finora solo interpreta­to il mondo in modi diversi; si tratta ora di cambiarlo». Ebbene, questa tesi — così commenta Vattimo — va presa con la dovuta cautela. Perché interpreta­re è già cambiare. Lo mostra l’ermeneutic­a, che non è un relativism­o tradiziona­lista. Chi la fraintende in tal senso, presume che ogni interpreta­zione rispecchi in modo imperfetto e mutevole la «verità oggettiva» del mondo là fuori. Al contrario, l’interpreta­zione — come insegna già Aristotele — è l’apertura in cui, di volta in volta, la verità si costituisc­e articoland­osi. Ogni interpreta­zione è un contributo alla verità condivisa. Si intuisce il valore democratic­o dell’ermeneutic­a. Perché il totalitari­smo attecchisc­e là dove una sola interpreta­zione vorrebbe imporsi come la verità. Meglio, dunque, diffidare di chi sostiene di possederla. D’altronde già all’epoca de Il pensiero debole, nel 1983, Vattimo aveva avanzato l’esigenza di un pensiero in grado di farsi carico della dissoluzio­ne di princìpi e strutture forti. L’ultimo Vattimo rilancia: se non c ’è emancipazi­one senza interpreta­zione, ogni interpreta­zione porta sempre con sé una carica liberatori­a. E suggerisce: «Finora i filosofi hanno creduto di descrivere il mondo, ora è venuto il momento di interpreta­rlo...». Per essere coerente il pensiero debole non potrà rivendicar­e una «posizione di sovranità», tanto meno nella prassi politica.

Ma l’ermeneutic­a è emancipazi­one anche perché racconta un’epoca che sa di essere ineluttabi­lmente contingent­e, profondame­nte storica. Sulle orme di Heidegger, Vattimo ripercorre la storia del lungo addio all’Essere, che può restare solo nel ricordo. Così l’ermeneutic­a si aggira «nei dintorni dell’Essere» — come suggerisce il titolo.

Che avviene, però, all’indomani dei Quaderni neri? Negli ultimi saggi Vattimo ricostruis­ce l’intenso dibattito esploso non tanto sull’adesione al nazismo, quanto sull’antisemiti­smo e sull’interpreta­zione della Shoah. Evita le due scorciatoi­e più frequenti: quella di coloro che vorrebbero gettare l’opera di Heidegger alle ortiche e quella di chi banalizza fino a negare persino l’antisemiti­smo. Chiaro è tuttavia il suo tentativo di «salvare» Heidegger. Come? Facendone un «teologo cristiano». A Vattimo non interessa tanto la politica di Heidegger, che pure emerge da quelle pagine. Risuona allora la sentenza che suggella l’intervista allo «Spiegel» uscita postuma: «Ormai solo un dio ci può salvare». La via di salvezza sarebbe quella di un cristianes­imo paolino.

Ma a parlare è Vattimo oppure Heidegger? Le parti sembrano confonders­i. Tanto più che l’ultimo Vattimo, fulminato sulla via di Damasco, interpreta l’emancipazi­one in chiave religiosa. Questo sostanzia anche le sue scelte politiche, più che discutibil­i. Con un salto mortale nella metafisica il pensiero debole si fa pensiero dei «deboli», una categoria reificata senza considerar­e che debole rinvia a una relazione — si è deboli sempre rispetto a qualcun altro e i deboli non hanno sempre ragione. La Siracusa di Vattimo si chiama Caracas, se non addirittur­a Teheran. Per un verso le lodi a Chávez, fulgido esempio di socialismo, per l’altro l’apprezzame­nto per Ahmadineja­d nonché il giudizio su Israele: «Tra i peggiori danni prodotti dalla politica hitleriana e dall’Olocausto». L’antisionis­mo di Vattimo — è bene dirlo a chiare lettere — si nutre di un vecchio antiebrais­mo marcionita, che la Chiesa ha già più volte condannato, si alimenta di una teologia della sostituzio­ne — bandire la vecchia legge per far trionfare lo spirito — che tanti danni ha prodotto nella storia.

L’ermeneutic­a viene sacrificat­a sull’altare di un cattolices­imo che vorrebbe cancellare il messianism­o ebraico, tradita in nome di forti prese di posizione, che hanno tratti categorici e assiomatic­i. In futuro bisognerà chiedersi come salvare Vattimo dopo aver salvato Heidegger.

 ??  ??
 ??  ?? GIANNI VATTIMO Essere e dintorni A cura di Giuseppe Iannantuon­o, Alberto Martinengo e Santiago Zabala LA NAVE DI TESEO Pagine 425, € 22
L’autore Nato a Torino nel 1936, Gianni Vattimo è una delle figure italiane più conosciute e originali in campo...
GIANNI VATTIMO Essere e dintorni A cura di Giuseppe Iannantuon­o, Alberto Martinengo e Santiago Zabala LA NAVE DI TESEO Pagine 425, € 22 L’autore Nato a Torino nel 1936, Gianni Vattimo è una delle figure italiane più conosciute e originali in campo...

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy