Corriere della Sera - La Lettura

Un «braccio teso» tra Est e Ovest

- Di STEFANO BUCCI

Nello schizzo per quella scala verso il cielo e verso le stelle, che Yasser Arafat («Shimon Peres era stato il mio contatto») gli aveva chiesto di immaginare nel 1999 per Betlemme, c’è in fondo tutta l’idea dell’architettu­ra secondo Massimilia­no Fuksas, l’uomo della nuova Fiera di Milano-Rho (2005) e della Nuvola di Roma (2016): un’architettu­ra all’apparenza visionaria (per qualcuno forse fin troppo), che non è mai destinata a passare inosservat­a e che nasce, comunque, da un sogno. D’altra parte il concetto di questa architettu­ra «meno estetica e più etica» stava già scritto nel titolo della Biennale di Venezia curata da Fuksas nel 2000: Less aesthetics more ethics, appunto.

La doppia ellisse protesa verso il cielo che Massimilia­no e Doriana Fuksas con Sandi Pirš hanno pensato per Capodistri­a ripropone, dunque, ancora una volta, al pari della scala verso il cielo di Betlemme, l’idea di «luogo di contatto» (ponte, passerella, scala, centro di congressi che sia) tanto cara a Fuksas: tra culture, tra mondi, tra realtà all’apparenza lontane o almeno assai difficili da coniugare. Israeliani e palestines­i? «Due popoli intelligen­tissimi, governati però da chi sembra invece volere solo la guerra e il conflitto». Una doppia ellisse leggerment­e inclinata verso il mare che avrà un’altezza totale di 111 metri ma che, oltre l’apparenza, si proporrà come una «torre della pace» tra Est e Ovest, tra Capodistri­a e Trieste, tra la Slovenia e l’Italia. A ribadire questo pensiero forte di «unione», un gioco di luci che, ogni notte, farà partire dalle due spirali intrecciat­e «un sottile fascio laser lanciato sopra il mare e la città».

Da subito la torre sarà poi destinata a diventare «un nuovo elemento simbolico della città», un polo di attrazione turistica. Per questo, accanto alla medesima torre, è già prevista «un’ampia piattaform­a p a n o r a mi ca » d e n o mi n a t a Ca p o Grande. Ancora una volta, un ennesimo punto di incontro, raggiungib­ile attraverso un ponte sospeso lungo 100 metri, realizzato in vetro «per consentire un contatto visivo con la baia e l’entroterra».

Un piccolo progetto, lo definisce Fuksas. Ma un segno «forte e importante» pensato in contempora­nea con altri lavori in corso firmati dallo studio: il nuovo Centro Congressi di Gerusalemm­e, la torre Securities a Shenzhen e il Centro Culturale di Pechino, il Padiglione per Expo 2020 a Dubai mentre in Italia si stanno concludend­o i lavori per la Stazione Metro Duomo di Napoli. Più volte, in questa conversazi­one con «la Lettura», Massimilia­no e la moglie Doriana (le due anime dello studio) ribadiscon­o che alla base di ogni loro progetto c’è l’idea di «contatto, connession­e, dialogo, braccio teso». Un’idea che, ancora una volta, può apparire folle, secondo la migliore tradizione di Fuksas: «Io sono sempre folle, mi piacciono troppo le sfide, ancora di più le sfide che sembrano impossibil­i». Stavolta, a dare ulteriore impulso al suo sogno, c’è anche una giustifica­zione economica: la rinascita proprio da Trieste e dalla costa slovena di una nuova Via della Seta made in China («I tempi? Adesso siamo al progetto esecutivo; l’appalto, entro l’anno»).

Attorno a Capo Grande c ’è stato sin dall’inizio «grande entusiasmo», ma anche «paura che il progetto potesse rimanere solo sulla carta», come è già successo altre volte in questo luogo di confine che Fuksas definisce «raccoglito­re di sogni e di poesia». Ma l’architetto invita a superare malumori e timori: «Bisogna pensare sempre a qualcosa di bello, a quello di positivo che può nascere, al contatto che si potrà stabilire. Abbiamo sempre bisogno di confrontar­ci e il contrasto, quando è animato da una convinzion­e sana, è sempre utile».

L’architettu­ra contempora­nea è in crisi? «Non c’è più competizio­ne. Quando in America è arrivato Mies van der Rohe, certo Frank Lloyd Wright non sarà stato poi molto contento, gli architetti sono sempre molto invidiosi, ma aveva reagito creando uno dei suoi capolavori, il Guggenheim. Adesso, invece, tutti preferiamo non combattere, tutti sembriamo rassicurat­i dalla brutta edilizia dilagante, dai progetti mediocri, dalle periferie senza storia. La banalità, in altre parole, ci tranquilli­zza». Milano? Secondo Fuksas, resta «un unicum», un luogo diverso da tutto il resto, «un laboratori­o riuscito». La Fiera di Rho? «Ne sono orgoglioso: funziona ancora oggi tutto, dodici anni dopo. Un progetto che ha fatto discutere ma non ha mai fatto paura».

A fare male è, prima di tutto, l’appiattime­nto, la mancanza di una sana voglia di competere, l’assenza di discussion­e. «Dovremmo ricordarci — spiega Fuksas — che anche un simbolo di modernità come la Torre Eiffel era stata a suo tempo molto odiata e che c’era stato qualcuno che avrebbe voluto addirittur­a abbattere quella ferraglia, così l’avevano soprannomi­nata, come c’era stata una sollevazio­ne anti-Beaubourg». Il futuro? «Nel cambiament­o e nella crescita. Per questo bisognereb­be tornare tutti sui banchi di scuola, a studiare senza paura». Ma tutti quanti, secondo Fuksas: «La gente comune come i politici e gli intellettu­ali. Anche per questo, sogno di costruire una scuola».

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 ??  ?? L’architetto Massimilia­no Fuksas (Roma, 1944) guida con la moglie Doriana Mandrelli (la coppia qui sopra nella foto di Gianmarco Chieregato) lo Studio Fuksas, che ha sedi a Roma, Parigi e Shenzhen, in Cina. In gioventù frequenta personalit­à come Asor...
L’architetto Massimilia­no Fuksas (Roma, 1944) guida con la moglie Doriana Mandrelli (la coppia qui sopra nella foto di Gianmarco Chieregato) lo Studio Fuksas, che ha sedi a Roma, Parigi e Shenzhen, in Cina. In gioventù frequenta personalit­à come Asor...
 ??  ?? Qui sopra, dall’alto: un rendering, un modello e un disegno del nuovo progetto dello Studio Fuksas per Capo Grande a Capodistri­a. In basso: lo schizzo originale di Massimilia­no Fuksas per la «Scala» di Betlemme (1999)
Qui sopra, dall’alto: un rendering, un modello e un disegno del nuovo progetto dello Studio Fuksas per Capo Grande a Capodistri­a. In basso: lo schizzo originale di Massimilia­no Fuksas per la «Scala» di Betlemme (1999)
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