Corriere della Sera - La Lettura

IL MESSICO DI MANET A TRIESTE

- Di JESSICA CHIA

Il 19 giugno 1867 Massimilia­no d’Asburgo, imperatore del Messico, viene fucilato a Santiago de Querétaro. Salito al potere con l’aiuto di Napoleone III di Francia e della nobiltà locale, il suo potere non viene mai accettato dai governi stranieri: il sovrano trova così la morte per mano delle truppe ribelli. Con l’arrivo della notizia dal Messico, la storia di Massimilia­no si lega indissolub­ilmente a quella del pittore Édouard Manet (1832 - 1883) che, tra il 1867 e il 1868, dipinge quattro versioni de L’esecuzione dell’imperatore Massimilia­no (conservate a Boston, Copenaghen, Mannheim, Londra: in alto un particolar­e).

Ora Trieste li celebra insieme in una mostra, Massimilia­no e Manet. Un incontro multimedia­le (castellomi­ramare.it, fino al 30 dicembre) che sarà ospitata nelle Scuderie del Castello di Miramare. Un flashback virtuale ripercorre la vicenda — in occasione dei 150 anni dalla morte di Massimilia­no — dallo scoppio della guerra civile messicana fino al rientro del feretro nel porto friulano.

I quadri di Manet non solo testimonia­no i fatti ma rivelano, attraverso i colori delle divise degli esecutori, l’intento polemico dell’artista: anonime e borghesi nelle prime bozze, diventano uniformi francesi nell’ultima versione (la condanna è nei confronti di Napoleone che aveva abbandonat­o il sovrano). La mostra propone un percorso multimedia­le con le immagini delle opere, articoli di giornale e gli scatti dell’unico fotografo che immortalò il cadavere di Massimilia­no. Così due personaggi insolitame­nte vicini testimonia­no umori e passioni di un’epoca di passaggio.

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