Corriere della Sera - La Lettura
Strega e Booker, 50 anni a confronto
Il 5 luglio a Roma verrà votato il vincitore di quest’anno. L’8 luglio il premio per la narrativa anglosassone renderà noto il supervincitore di due secoli
Il Booker Prize compie cinquant’anni. Il riconoscimento più prestigioso per la narrativa di lingua inglese è stato istituito nel 1968, nel 1969 ha espresso il primo vincitore che, per la cronaca, fu Percy Howard Newby con Something to An
swer For, una sorta di commedia gialla ambientata in Egitto durante la crisi di Suez. Il Booker festeggia l’anniversario selezionando un titolo «d’oro» dai 5 che una giuria ha individuato, uno per ogni decennio, e l’8 luglio verrà proclamato il supervincitore, scelto dai lettori. In Italia, solo qualche giorno prima, il 5 luglio, il premio Strega (che di anni ne ha 71) premierà invece il vincitore dell’edizione 2018.
Una coincidenza che implicitamente invita a un gioco speculare che il lettore può fare: individuare anche per lo Strega un vincitore per ogni decennio, e chissà se il comitato direttivo della Fondazione Bellonci prenderà spunto dal Booker per celebrare in questo modo il prossimo anniversario tondo. Certo è che il confronto tra i due premi offre un colpo d’occhio interessante sulla letteratura italiana e d’area anglofona contemporanee e sulle loro relazioni, mettendo in evidenza l’età dei vincitori, il numero di pagine, le case editrici che li pubblicano (al netto delle concentrazioni che sono un fenomeno degli ultimi anni).
È significativo che quasi tutti i titoli vincitori del Booker siano stati tradotti anche da noi, segno della penetrazione della fiction inglese nelle nostre lettere. Sono quasi tutti romanzi che hanno superato la prova del tempo, anche se lascia perplessi che a vincere i play-off inglesi degli anni Ottanta sia stato Incontro in Egitto (1987) di Penelope Lively (in Italia lo tradusse Guanda), una storia di perdita e desiderio ambientata durante la Seconda guerra mondiale, preferito a romanzi come I figli della mezzanotte di Salman Rushdie, a Hotel du Lac (1984) di Anita Brookner, a Vecchi diavoli (1986) di Kingsley Amis, a Quel che resta del giorno (1989) di Kazuo Ishiguro, vincitore del premio Nobel per la letteratura 2017.