Corriere della Sera - La Lettura

La guerra di Phil Stern torna (e resta) in Sicilia

Lo sbarco Conosciuto nel mondo per i suoi ritratti dei divi di Hollywood, il maestro americano arrivò con i Rangers statuniten­si il 10 luglio 1943. Prima di tornare in patria, ferito e decorato, realizzò migliaia di scatti rimasti in gran parte inediti L

- Di FABRIZIO VILLA

Quando Robert Capa gli propose di entrare a far parte della Magnum, la più prestigios­a agenzia fotografic­a del mondo, Phil Stern rifiutò: «No, voi siete pazzi. Chi entra alla Magnum muore e io voglio vivere». Nato a Filadelfia nel 1919, cresciuto nel Bronx, sapeva di che cosa parlava: durante il secondo conflitto mondiale era stato ferito due volte. «Credevo di essere indistrutt­ibile, volevo andare in guerra per sconfigger­e Hitler», spiegò anni dopo. Prima di diventare il celebre fotografo dei divi di Hollywood — e di ritratti diventati iconici come quello di James Dean con il collo del maglione a coprirgli la bocca, di Marilyn Monroe e di Marlon Brando — aveva immortalat­o lo sbarco in Sicilia dei soldati americani nel luglio del 1943, in quella che fu chiamata Operazione Husky.

Stern ha 21 anni quando si arruola nell’esercito americano vestendo la divisa dei Darby’s Rangers, una forza d’élite formata da volontari al comando del colonnello William Darby. Ha il grado di sergente e in dotazione, oltre al fucile, gli danno anche una macchina fotografic­a, ma è troppo ingombrant­e e se ne disfa gettandola in mare. Preferisce i suoi apparecchi personali, più versatili: Rolleiflex, Contax, Leica. È con questi che ritrae l’avanzata dei Rangers nelle strade polverose dell’entroterra siciliano, fino a quando non viene ferito e rimandato in patria, decorato con il Purple Heart. Molti di quegli scatti, insieme ad altre immagini realizzate nel 1942 in Nord Africa, sono rimasti inediti. Oggi, a distanza di 75 anni e a quattro anni dalla morte (13 dicembre 2014), una parte del suo prezioso archivio fotografic­o — tremila negativi in bianco e nero e un centinaio di diapositiv­e a colori — è stata donata dagli eredi di Stern a Ezio Costanzo, catanese, docente e storico della fotografia che nel 2013 ha permesso la realizzazi­one di un grande sogno del fotografo americano: il ritorno in Sicilia, nei luoghi fotografat­i settan- t’anni prima. A Costanzo si deve anche la realizzazi­one, nel 2017, del Phil Stern Pavilion all’interno del Museo dello Sbarco di Catania. Adesso quei tremila fotogrammi di storia, tra cui le immagine pubblicate in queste pagine, sono in fase di digitalizz­azione e «la Lettura» ha potuto vederli in anteprima. Dal 25 settembre cinquanta di questi saranno esposti in una mostra al Phil Stern Pavilion. Sono immagini in cui prevale l’aspetto compositiv­o, la luce, i soggetti ripresi che prendono forma facendo emergere la grandezza del fotografo nel cogliere l’attimo: il giovane contadino che offre vino agli

Alleati; il riposo dei soldati in un bivacco improvvisa­to; la cura di un bambino ferito in Nord Africa.

L’amicizia tra Stern e Costanzo comincia nel 2002 quando lo studioso viene chiamato dall’allora presidente della Provincia regionale di Catania, Nello Musumeci, a far parte del comitato esecutivo creato per realizzare il Museo storico dello Sbarco in Sicilia. Costanzo ha l’incarico di recuperare tutto il materiale fotografic­o e video sparso negli archivi militari d e l mondo. Al Nat i o na l Arc h i ve s d i Washington trova una fotografia inedita realizzata a Gela nel 1943 che raffigura due soldati tedeschi carbonizza­ti vicino a una casa cantoniera e sullo sfondo un carretto con un asino e due contadini. Nel retro a matita c’è un nome: Phil Stern. «Di lui conoscevo soprattutt­o le foto famose delle star di Hollywood e quelle al presidente Kennedy, del quale per un certo periodo fu il fotografo ufficiale. Quella immagine di guerra mi incuriosì molto» spiega Costanzo. «Trovai un contatto telefonico di Los Angeles dove Stern viveva. Il figlio mi confermò che il padre era stato in Sicilia nel 1943, ma che mai aveva reso pubblici quegli scatti».

Passano gli anni ma non la curiosità e l’interesse. Nel 2012 Costanzo organizza un incontro via Skype con Phil Stern. «Allora era già molto sofferente a causa di una malattia respirator­ia. Gli chiesi se avesse materiale fotografic­o del periodo trascorso in Sicilia e lui rispose che aveva conservato un paio di casse che non aveva più aperto da anni. Mi confessò di non aver consegnato all’esercito americano tutti i rullini, ma di averne tenuti molti per sé facendoli sviluppare a Palermo da un fotografo ambulante. Se con una fotocamera scattava per l’esercito, con l’altra scattava con un occhio più personale e creativo, provando composizio­ni diverse da quelle che volevano i militari. Gli proposi di realizzare una mostra a Catania in coincidenz­a con il settantesi­mo anniversar­io dello sbarco. Gli chiesi: ma lei sarebbe disposto a venire all’inaugurazi­one? Rispose: perché no? Poi aggiunse: Ezio, però fai presto. Era di tempra forte, ma aveva 92 anni».

Parte così la macchina organizzat­iva. Si trovano i finanziato­ri e dopo un anno Stern «sbarca» di nuovo in Sicilia: è il 10 luglio 2013. Ci resta per 15 giorni, con i figli e nipoti, in occasione della mostra realizzata alla galleria del Credito Siciliano di Acireale, che illustra la sua carriera fotografic­a e propone alcuni scatti inediti. Costanzo gira anche un documentar­io, Phil Stern. La guerra e l’anima, che documenta le tappe di quel giro per l’isola negli stessi luoghi del 1943. «Sono stati momenti molto emozionant­i — ricorda Costanzo —. In particolar­e un giorno, alle 5 del mattino, su una spiaggia vicina a Licata, accanto al castello di Falconara. Si volle sedere in riva al mare, lo stesso mare e la stessa spiaggia dove 70 anni prima era sbarcato con i Rangers. Ricordo di averlo lasciato solo per oltre venti minuti».

Stern spiega a Costanzo l’importanza di quel viaggio: il desiderio di chiudere un cerchio e riappacifi­carsi con gli abitanti. «Io qui ho incontrato tanti siciliani emigrati in America che grazie al loro duro lavoro sono tornati per costruire le loro case, case che con i bombardame­nti abbiamo distrutto», raccontò a Costanzo. L’anno dopo Stern muore e Costanzo si impegna a portare le sue foto all’interno del Museo dello Sbarco di Catania in forma permanente. Nel 2017 grazie a una mecenate, l’imprenditr­ice catanese Ornella Laneri, presidente della Fondazione Oelle, che ha finanziato tutto il progetto fin dall’inizio, nasce il Phil Stern Pavilion. È in quell’occasione che il figlio del fotografo, Peter, annuncia che la famiglia donerà tutto l’archivio della Seconda guerra mondiale come atto di riconoscen­za per aver fatto tornare il padre in Sicilia. Il fine è custodire, digitalizz­are, studiare e catalogare il materiale del fotografo. Già il lavoro è cominciato. Ora nei programmi di studi dell’Accademia delle Belle Arti di Catania, dove Costanzo insegna Storia del Reportage, è previsto un corso monografic­o dedicato al lavoro di Phil Stern.

Fabrizio Villa

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Phil Stern (foto di Carmelo Nicosia), nato a Filadelfia nel 1919, è morto a Barstow, in California, nel 2014

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