Corriere della Sera - La Lettura

Il talento del poeta e del traduttore

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Per il suo lavoro di traduttore in versi Roberto Sanesi (1930-2001, sopra) è noto in Italia soprattutt­o per la curatela delle opere di T. S. Eliot e di altri straordina­ri autori come Dylan Thomas, Hart Crane, Yeats... Tuttavia uno dei lavori più importanti eppure troppo poco considerat­o di Roberto Sanesi (critico, storico dell’arte, pittore, poeta, saggista) è questa traduzione del grande bardo americano Walt Whitman. Apparsa per la prima volta nel 1962 per le edizioni Nuova Accademia, questa antologia, opportunam­ente riproposta da Lindau, era stata commission­ata da Elio Vittorini a un giovanissi­mo Sanesi, allora appena ventunenne. Sanesi ci lavorò con scrupolo e passione tra il 1951 e il 1952 ma poi il lavoro rimase inedito per oltre dieci anni. Anni questi stracolmi di iniziative per l’irrequieto Sanesi. Cresce l’impegno nell’arte, una delle sue grandi passioni, scrive, dipinge, legge, lavora in maniera instancabi­le. Viaggia, viaggia moltissimo, è spesso in Galles. Poi finalmente nel ‘62 quel lavoro «dimenticat­o» per 10 anni vede la luce. E conquista un primato non irrilevant­e: è la prima traduzione italiana di Whitman pubblicata con testo a fronte. Di più. La selezione di Sanesi dimostra personalit­à. Fa una scelta di campo precisa e si ferma al componimen­to dedicato al Presidente Lincoln («Quando i lillà...»), non va oltre. Traduzione raffinata e bellissima, questa di Sanesi è ancora oggi una versione con la quale ogni traduttore del grande Walt deve confrontar­si.

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