Corriere della Sera - La Lettura

Spesi 19 mila euro per i capelli di Evita

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Tre coniugi e una metafora, così dovevano chiamare l’asta avvenuta a Roma nel giugno scorso, la numero 49 di Bertolami Fine Arts. I coniugi sono Juan Domingo Perón, il celebre marito, Evita e Isabelita, seconda e terza moglie, in ordine cronologic­o e d’importanza. Tutti insieme, croce e delizia della storia argentina. Il banditore ha battuto «lettere, documenti e cimeli» custoditi a Puerta de Hierro, la residenza madrilena dove El General trascorse gran parte dell’esilio, ricevendo sindacalis­ti fascisti e sacerdoti rivoluzion­ari, dirigenti moderati e guerriglie­ri guevaristi; anche Licio Gelli, già che c’era. Figli l’ex dittatore non ne aveva, così l’eredità rimase a Mario Rotundo, l’ultimo tuttofare, l’ennesimo tirapiedi, peronista sfegatato e furbo patentato. Rotundo la sta vendendo da anni a pezzi in giro per il mondo: stavolta c’erano una ciocca di capelli di Evita (nella foto), venduta per 19 mila euro, e preziosi scritti del marito, che gli storici dovrebbero poter vedere gratis, a mille euro il pezzo. E qui comincia la metafora: Perón e i peronisti si gloriavano di incarnare il primato dello spirito sulla materia, dello Stato sull’individuo, dell’altruismo sull’egoismo, del disinteres­se sulla venalità. Per questo odiavano gli Stati Uniti, patria protestant­e del liberalism­o e del capitalism­o. Eppure i presidenti statuniten­si lasciano le carte agli archivi, dove gli storici le vedono e le studiano per scrivere in libertà la storia di quel Paese. I documenti di Perón, nazionalis­ta fatto e finito, sono venduti a peso d’oro da un privato in Paesi stranieri. Un’altra preziosa eredità peronista.

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