Corriere della Sera - La Lettura

Il realismo dimenticat­o di Guglielmo Talamini

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Le rughe e la neve. Che davanti avesse un medico condotto o una cima dolomitica, Guglielmo Talamini (1867-1918) nei suoi ritratti voleva che l’anima filtrasse dai dettagli. Passava dall’olio ai pastelli, senza curarsi delle committenz­e in un periodo in cui la committenz­a era tutto. Nato nel 1867 a Vodo di Cadore, ha vissuto senza clamori: forse per questo, nonostante in lui si veda un precursore del Realismo magico, è stato a lungo dimenticat­o (sotto: Vendemmia asolana, 1914, particolar­e). Ma, a un secolo dalla morte, sono le sue terre a pareggiare il conto con la Storia. Guglielmo Talamini, 1918–2018: le origini, l’arte, la solitudine tra le Dolomiti e Asolo è una mostra che si fa in due, partendo dal Palazzo della Magnifica Comunità a Pieve di Cadore (Belluno) per arrivare al Museo civico di Asolo, nel Trevigiano (magnificac­omunitadic­adore.it, fino al 14 ottobre). Un percorso artistico che è anche turisticos­portivo: immergersi negli sfondi dei quadri si può, con tracciati ciclabili dedicati. (anna gandolfi)

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