Corriere della Sera - La Lettura
Lo studio di registrazione condiviso per una middle class di artisti
«Studi di registrazione ce ne sono tanti. Io ho voluto creare qualcosa di diverso». Alberto Roveroni parla come un manager. «In questi spazi infatti può succedere di incontrare la star accanto all’esordiente, o meglio: al futuro esordiente». Padovano, classe 1975, Roveroni ha aperto il primo studio nell’officina del nonno nel ’96, è cresciuto fino a produrre Red Canzian, i Pooh e Mario Biondi. Tre anni fa ha fondato LePark, due sedi a Milano, una a Berlino, altre in procinto di aprire oltreconfine. Qui si sono avvistati, fra gli altri, Fiorella Mannoia, Francesca Michielin, Chiara Galiazzo. «È qualcosa di più di uno studio di registrazione classico — spiega — . Ci siamo ispirati all’idea del coworking, puoi affittare gli spazi anche solo un pomeriggio, venire, registrare e andare via. Con la stessa filosofia del car sharing. Non solo. Ci sono scrivanie per fotografi, registi di videoclip: la nostra ambizione è quella di diventare un incubatore culturale completo. Del resto, il musicista oggi per affermarsi deve avere competenze in passato non necessarie, penso all’uso dei social e dei brand». A Milano le sale di LePark cambiano spesso volto: dove si stava registrando una base con un concorrente di X-Factor ora c’è uno
shooting fotografico, accanto un ragazzo crea beat con il suo laptop mentre un cantante prova i costumi del tour. «Nell’era di Spotify, del cloud e del digitale in cui con un buon software puoi creare musica — continua Roveroni — è venuta meno la middle class degli artisti: ci sono le grandi produzioni e i ragazzi che si arrangiano con il pc a casa. Io mi rivolgo a chi è nel mezzo».