Corriere della Sera - La Lettura
Cartarescu fa naufragare lo scrittore
In genere quando un autore arriva al suo «Grande Romanzo», poi restringe il tiro. È il caso di Roth, che non ha più lavorato a opere della portata di Pastorale
americana, o di DeLillo, che dopo Underworld si è dedicato a piccole suite, mentre la morte ci ha impedito di vedere cosa avrebbero fatto Wallace e Bolaño dopo Infinite Jest e 2666. Perciò quando, ospite di Più libri più liberi, Mircea Cartarescu, autore romeno considerato il più accreditato erede degli ultimi tre, ha dichiarato di aver scritto un libro che superava il trittico di «Abbacinante», in diversi hanno alzato un sopracciglio. Quel libro, ai tempi edito solo in romeno (nel frattempo è arrivata la traduzione spagnola), è Solenoid (Humanitas, 2016,
€ 36), monolito di 842 pagine in cui, partendo dalla figura di un alter-ego la cui carriera letteraria è naufragata, Cartarescu crea un sistema di mondi paralleli a diversi gradi di realtà e aderenza rispetto all’esperienza diretta o ai suoi altri romanzi, creando un multiverso frattale che lega, commenta, itera, distrugge, rimonta e supera il corpus cartareschiano, andando a sfidare i grandi massimalisti che lo hanno preceduto con le armi non solo di Pynchon ma anche di Kafka e Swift.