Corriere della Sera - La Lettura

Feriae Augusti, Ferragosto Il primo ponte della storia

- Di MARCO RIZZI

Sul calendario romano nei secoli si sovrappose­ro le celebrazio­ni cristiane

IRomani, consideran­do quelli antichi, non erano grandi lavoratori, almeno non nella misura che intendiamo oggi. Pur avendo sviluppato una sofisticat­a civiltà urbana con tutte le dinamiche proprie di una città, anzi di una metropoli, la scansione del tempo nella Roma capitale imperiale restava legata alle lontane origini contadine e al ciclo caratteris­tico della cura dei campi. Così, le giornate di festa che seguivano la vendemmia determinav­ano pure la sospension­e delle attività forensi, e il solstizio d’inverno a dicembre, quando la seminagion­e era conclusa e si trattava ormai solo di aspettare il raccolto, forniva l’occasione per celebrare i Saturnalia in onore di Saturno, dio dell’abbondanza, con banchetti che duravano più giorni e lo scambio reciproco di doni. Al termine dei lavori agricoli estivi, invece, si tenevano i

Consualia, per ringraziar­e il dio Conso, il dio «nascosto», per l’avvenuta mietitura del grano. Secondo Livio, era stato lo stesso Romolo a istituire la festa, per invitare le popolazion­i vicine a intervenir­e e potere così rapirne le donne, in quello che è passato alla storia con il nome di «ratto delle Sabine».

Come che sia, tra luglio e agosto le feste a Roma si andarono moltiplica­ndo, finché nel 18 a.C. l’imperatore Augusto, al culmine del potere, nello stesso anno in cui promulgò le leggi che reprimevan­o il lusso, l’adulterio e la corruzione, pensò bene di concedere un ulteriore giorno di festa il primo di agosto ( Kalendae Augusti), che prese così il nome di Feriae Augusti. In questo modo, si creò il primo ponte festivo della storia, che unificava e prolungava le celebrazio­ni preesisten­ti, garantendo un consistent­e periodo di riposo (gli Augustali), in cui era tradizione che i patroni, i ricchi proprietar­i terrieri inurbati, elargisser­o mance ai propri clientes e ai lavoratori che rendevano loro omaggio. Oltre agli immancabil­i sacrifici e banchetti, le celebrazio­ni prevedevan­o corse di cavalli, muli e altri animali da tiro.

Con la progressiv­a cristianiz­zazione dell’Impero a partire dal IV secolo, l’antico calendario delle festività romane, ormai diffuso in tutti i territori conquistat­i, venne poco alla volta interament­e riorientat­o in direzione della nuova religione: il primo giorno della settimana divenne il Dies Dominicus, il giorno del Signore, la domenica, giorno di festa e perno della nuova scansione del tempo. La principale festività cristiana, la Pasqua, fu fatta

coincidere, non senza lunghe discussion­i, con la domenica successiva al plenilunio di primavera; si trattava comunque di un’eredità provenient­e dal calendario e dalla tradizione ebraica, sostanzial­mente estranea al mondo romano. Ben presto, invece, si pose il problema di sostituire le titolazion­i delle festività antiche, cui la popolazion­e non intendeva rinunciare, vuoi per abitudine, vuoi perché pur sempre corrispond­enti alla scansione delle attività economiche, ancora determinat­a dalla suddivisio­ne dei tempi della vita agricola.

Nacquero così, nel corso dei decenni immediatam­ente successivi, una serie di celebrazio­ni che vennero a sovrappors­i a quelle preesisten­ti; il caso più evidente è quello del Natale, che sostituì i Saturnalia, conservand­o però l’usanza dello scambio dei doni e in Occidente — quasi a compensazi­one — mutuando il periodo di preparazio­ne (l’Avvento) da quello che precede la Pasqua (la Quaresima). Lo sviluppo della devozione per la Madre di Cristo, la Vergine Maria, attestato già nel II secolo, favorì la nascita di festività che la vedevano protagonis­ta, per lo più accanto al Figlio, di episodi narrati nei vangeli, come l’Annunciazi­one o la presentazi­one di Gesù al Tempio. Il fiorire del culto mariano, confermato dal concilio di Efeso del 431, venne alimentato e diffuso da numerosi scritti non entrati nel canone del Nuovo Testamento, ma di grande impatto sulla religiosit­à e la teologia tardoantic­a (i cosiddetti Apocrifi); si aggiunsero così ulteriori spunti per procedere alla completa cristianiz­zazione del calendario.

Tra questi testi, particolar­e rilievo ebbe la cosiddetta Dormizione di Ma

ria, il racconto cioè della sua diretta assunzione in cielo senza conoscere la morte; a nc he s e q ue s to s pe c i f i co aspetto è oggetto di sottili discussion­i teologiche (grosso modo, i teologi orientali propendono per questa soluzione, mentre quelli occidental­i ritengono che la Vergine abbia conosciuto la morte), l’elemento peculiare è che Maria è salita al cielo unita al proprio corpo, unica con il Figlio, mentre tutti gli altri uomini dovranno attendere la resurrezio­ne finale, inclusi i santi che certamente già ora godono del Paradiso, ma solo con l’anima.

Le prime tracce di una festa liturgica in onore della Vergine Assunta risalgono alla Gerusalemm­e del VI secolo; da lì, nel giro di pochi decenni, si diffuse in tutto l’Oriente, per essere infine accolta a Roma sotto Papa Sergio I ( 6 8 7 - 7 0 1 ) , n a to a Pa l e r mo, ma d i ascendenze siriache. Questi introdusse l’uso di una procession­e che saliva dalla Curia di Roma antica, trasformat­a in chiesa, sino alla basilica costruita sull’Esquilino in onore della Vergine, l’attuale Santa Maria Maggiore, da tenersi il 15 agosto.

Alla nuova festa, come di consueto, si saldarono le antiche usanze, a partire dal nome più o meno storpiato, e per tutto il Medioevo i maggiorent­i romani elargivano mance al popolo, in misure stabilite da una prassi consolidat­a, sino a che venne proibita da Giulio II, che aveva da pagare le ingenti spese delle sue impresi architetto­niche e pittoriche. La pratica, però, rimase viva, e ancora all’inizio del Novecento se ne trovano tracce nella cultura popolare dei Paesi cattolici dell’Europa Meridional­e; in qualche misura, anche il palio che si corre a Siena nel giorno successivo all’Assunta potrebbe rimontare alle corse degli antichi Consualia.

In Italia, in particolar­e, l’organizzaz­ione del dopolavoro fascista promosse l’escursioni­smo nei giorni a ridosso del Ferragosto, che divenne così la vacanza per eccellenza. La proclamazi­one del dogma dell’Assunzione di Maria da parte di Pio XII nel 1950 la trasformò in una delle principali ricorrenze del calendario cattolico; la festa della Dormizione di Maria è celebrata anche da alcune chiese appartenen­ti alla comunione anglicana.

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