Corriere della Sera - La Lettura
Il giovane povero e la povera signora ricca
Karl Geary ambienta una strana amicizia nei primi anni Ottanta
Vera «non è vecchia, ma non è nemmeno giovane. Ed è bellissima (…). I suoi occhi sono verdi ed esausti, come se stesse guardando da grande distanza». È inglese, ricca e risiede sola in una villa che mostra le crepe di un passato fastoso ormai lontano. Anche Sonny è bello e cela negli occhi turbamenti profondi: quelli dell’adolescenza acuiti da una sensibilità particolare che lo rende introverso, solitario e refrattario alla dura realtà dello slum dublinese in cui vive con la mamma casalinga, il padre muratore — che sperpera nel gioco i magri guadagni — e i due fratelli maggiori. Frequenta di malavoglia una scuola superiore, ha una sola amica e aiuta la poverissima famiglia a sbarcare il lunario facendo l’apprendista in macelleria.
Si sviluppa dall’incontro fra questi due mondi il romanzo Montpelier parade di Karl Geary, all’esordio nella narrativa dopo esperienze da attore e sceneggiatore. Due mondi e due solitudini, quelli della ricca signora depressa e del giovane povero e scontroso, che finiscono per integrarsi e dare vita a una relazione «sbagliata», destinata a segnare a carissimo prezzo l’educazione sentimentale di Sonny ma in grado di costituire per Vera una seppur effimera isola di pace e affetto nel mare di dolore in cui naviga, piagata da una ferita inguaribile.
Geary dimostra una sorprendente maturità tanto nell’intreccio del romanzo, assai ben architettato e sviluppato, quanto nella tecnica narrativa. In particolare maneggia con disinvoltura l’espediente di alternare la seconda e la terza persona, sfruttando lo stratagemma per opporre il racconto distaccato dei fatti nella loro cornice descrittiva al coinvolgimento, reso possibile dal «tu», nelle vicende più intime del protagonista, nei confronti del quale non dissimula una profonda compartecipazione.
Anche sul piano della ricostruzione Geary, la cui scrittura asciutta, aspra e diretta è ben resa da Massimo Bentini, palesa ottime qualità, calando alla perfezione la vicenda nell’atmosfera cupa e asfittica della stagnazione dell’Irlanda dei primi anni Ottanta.