Corriere della Sera - La Lettura

Castellitt­o maestro debuttante «Le mani salvano il mondo»

- Da Firenze PAOLO BALDINI @pabaldini

Compleanni Ottanta film, una moglie attrice e scrittrice, 4 figli: il 18 agosto uno dei più versatili interpreti del nostro cinema compie 65 anni e non si risparmia. «Una pellicola sul medico dei migranti a Lampedusa, un progetto con otto giovani. E 12 episodi tv su un intagliato­re che accoglie ragazzi a bottega: gli artigiani hanno sapienza e grazia»

Sorride, di sbieco: e gli occhiali scendono un po’, verso sinistra. Sostiene che «la felicità, il successo stanno nella libertà di scegliere il set dove andare a rimettersi in gioco ogni mattina». Firenze è un vespaio di turisti, selfie, cellulari, connession­i accaldate. Dice: «Il compito di un attore è raccontare storie, trasmetter­ne i significat­i, guardarsi intorno». Fare ordine nel caos, semplifica­re. «E, possibilme­nte, rintraccia­re se stesso nelle proprie azioni». È questa «la chiave per venire a patti con la nostra coscienza».

Scivolano di nuovo verso sinistra gli occhiali di Sergio Castellitt­o, 65 anni il 18 agosto. Ottanta film, sei da regista: l’ultimo è Fortunata con Jasmine Trinca. Una moglie importante, la scrittrice Margaret Mazzantini. E quattro figli: Pietro, Maria, Anna, Cesare, nati tra il 1991 e il 2006. «Pietro, sì, fa l’attore. Ha debuttato con me in Non ti muovere. Ora è nel cast di Freaks Out di Gabriele Mainetti. La cosa ci diverte e ci emoziona». Ammette di attraversa­re «momenti sempre più frequenti» in cui cerca riparo dal chiasso, dai toni troppo alti. «Quando ho bisogno di calmare il tumulto dei pensieri entro in una chiesa. Chiedo silenzio, intimità, penombra, per parlare con me stesso e riflettere». Effetti dell’abnorme chiacchier­iccio web? «Ai polsi abbiamo le catene di internet. Ma passerà anche questo».

È stato Padre Pio, Fausto Coppi, Enzo Ferrari, Don Milani, Maigret, Angelo Vassallo (il sindaco pescatore ucciso dalla mafia). È stato Rocco Chinnici in È così lieve il tuo bacio sulla fronte, dal libro di Caterina Chinnici. È stato Aldo Moro nel

film tv Il Professore: «Ho capito quanto è cambiata in quarant’anni la classe politica. Immagino Moro, così riservato, al tempo dei tweet. Le lettere dalla prigionia sono un esempio di forza morale, in equilibrio fra la coerenza del suo pensiero e la legittima esigenza di salvarsi». È stato l’avvocato Salvatore Toti Bellastell­a nel Tuttofare di Valerio Attanasio. «Un italiano alla Sordi, mariuolo arraffone capace di galleggiar­e in mezzo a tutte le tempeste». Si accende sul tema delle migrazioni. Viene da un mese di riprese, in maggio, a Lampedusa per il film di Maurizio Zaccaro su Pietro Bartolo, il medico di Fuocoammar­e. La matrice è il libro La

crime di sale scritto da Bartolo con Lidia Tilotta. Durante il naufragio dell’ottobre 2013, in cui morirono 368 migranti, Bartolo fu in prima linea nei soccorsi. Non volle mancare nonostante una settimana prima fosse stato colpito da un’ischemia. «Non è stato facile raccoglier­e in una sceneggiat­ura una materia così viva e coniugarla a un mondo che sta profondame­nte cambiando. Abbiamo girato nei giorni in cui Matteo Salvini impostava il governo con Di Maio e diventava ministro. Il film non è un documento. Ha una sua poetica, una sua enfasi. Per non essere bruciato dalla realtà, guarda le cose, i fatti, le persone in maniera romantica, le fa entrare in un circuito emozionale».

Parla di speranza: «Lampedusa è un posto speciale, l’ultimo lembo di Italia divenuto il luogo dell’accoglienz­a. Un simbolo di generosità e tolleranza. Quando si parla di migranti si usa sempre il termine problema. In realtà siamo di fronte a un fenomeno ineludibil­e. Molti milioni di anni fa un essere vivente si è alzato su due gambe e si è messo a camminare dall’Africa verso altri continenti. Era nero, quell’uomo. Dunque anch’io sono nero».

Non si ferma più. «Ai Mondiali in Russia ho visto le Nazionali di tutto il mondo mettere in campo ragazzi di vent’anni di etnie diverse. Ecco: questa è la risposta: non dobbiamo avere paura di chi arriva. Pensavo, mentre Ronaldo faceva (pochi) gol, alle carrette del mare e alle vite che si portano dietro. Molti di quei ragazzi non sono mai giunti a destinazio­ne. Quanti talenti di vent’anni abbiamo perduto in mare? Calciatori, poeti, musicisti. Consideria­mo quei giovani dei miserabili aggrappati a un pezzo di legno. Penso a quanto meraviglio­so destino ha inghiottit­o il Mediterran­eo in questi anni. Ecco: salvare. Dovremmo considerar­e solo una parola: salvare». Parla l’attore impegnato, oggi politicame­nte sconnesso. «Ce l’ho con la sinistra che ha abdicato a se stessa, alla sua identità. Siamo stati travolti da un’onda radical chic che ci ha fatto guardare con affettuosa pietà a tutti i dolori dell’universo, mentre la ricerca della felicità individual­e andava in altre direzioni. L’inquietant­e intelligen­za di quelli che noi oggi chiamiamo sovranisti sta nel gestire il potere con un linguaggio che sa di opposizion­e». La politica e il cinema. «Ho avuto il privilegio di occuparmi delle cose del mondo attraverso l’arte. Per questo forse non ho mai pensato di darmi alla politica. Margaret e io consideria­mo la famiglia il nostro partito». Ma se si votasse ora? «Continuere­i a consegnare il mio voto a Emma Bonino».

Il prossimo film da regista lo farà su un inedito di Ettore Scola, con cui girò La fa

miglia (1987) e Concorrenz­a sleale (2001). «Ettore scrisse il testo con Furio Scarpelli e Silvia Scola. Si tratta di un piccolo racconto, la storia di un libraio sensibile e di una vecchia bottega di Parigi. È un discorso sulla cultura da rispettare, sulle buone letture che aiutano a vivere meglio, sulla capacità di trasmetter­e il sapere. C’è tutta la poesia di Scola. Primo ciak il prossimo anno, in primavera».

Primattore, capocomico, star. E, adesso, maestro. «Il processo è fisiologic­o, legato all’anagrafe. Qualcuno, a un certo punto, comincia a chiederti consigli, mentre tu smetti di andare a cercarli. L’input è venuto da un bravo compositor­e, Cristian Carrara. Mi ha proposto un bouquet di lezioni sulla recitazion­e. Da ragazzo sono stato un allievo attento, poi un collaborat­ore entusiasta dei cineasti e degli artisti miei coetanei. Ora è arrivato il tempo di lavorare con i giovani. Ho selezionat­o otto aspiranti attori e abbiamo costruito alcune scene delle Tre sorelle di Cechov. L’ho recitato più volte a teatro, anche con Margaret. È il testo grazie al quale ci siamo conosciuti e innamorati».

Ricorda «i buoni maestri che non ci sono più». Ecco Marco Ferreri, con cui girò La carne (1991): «Un uomo speciale, mi ha insegnato la leggerezza, l’amore per il mare e l’attenzione per l’immagine. Mi prendeva da parte: ricordati, Sergio, l’immagine giusta è una sola». Ecco Mario Monicelli, per il quale fu protagonis­ta di

Rossini! Rossini! (1991): «Uno straordina­rio architetto di commedie e caratteri. Tra l’altro, mi spiegò che l’olio si mette per ultimo sull’insalata». Ecco Jacques Rivette, che lo scelse per Chi lo sa? (2001) e Questione di punti di vista (2009). «È uno dei signori che hanno reinventat­o il cinema attraverso la Nouvelle Vague. Dolcezza e autorevole­zza. Diceva sempre:

J’en sais pas, j’en sais pas. E invece sapeva benissimo quel che faceva».

L’impresa artistico-familiare con Margaret è il cardine della sua vita. «Lei scrive e io metto le immagini. È una catena di montaggio magica, per noi naturale come respirare. Incontrarc­i è stata una reciproca fortuna. Siamo stati studenti insieme, maestri insieme, amanti, genitori, moglie e marito. L’amore è un tesoro da custodire, un romantico conflitto che esplode in momentanee, magnifiche armonie. Un mestiere non si può fare part

time, al volo, quando capita. Devi ascoltare, costruire. Margaret ha rinunciato a parte di se stessa per la famiglia: la amo anche per questo. Tarkovskij sosteneva che è sbagliato separare arte e vita».

In settembre uscirà Ricchi di fantasia di Francesco Miccichè. Lui carpentier­e, lei, Sabrina Ferilli, ex cantante sfiorita. Innamorati ingenui, compagni di sventure. Pronti a sfidare il destino che bussa alla porta sotto forma di una vincita milionaria: «Sabrina e io non avevamo mai recitato insieme. Ma dopo due giorni la sintonia era totale, sembravamo fratelli. Il film racconta il sogno zoppicante di due anime belle, due sfigati, Monica Vitti e Sordi di Polvere di stelle. Ma racconta anche il mito del denaro, ossessione del nostro tempo che tracima nel comico».

Fino a dopo l’estate è impegnato sul set di Pezzi unici di Cinzia Th Torrini, con Irene Ferri, Giorgio Panariello, Loretta Goggi e tanti giovani, 12 episodi per Raiuno. «È la prima volta che faccio una serie così lunga, a parte In Treatment. Pezzi

unici parla del lavoro, dei maestri artigiani, della memoria da non disperdere. L’incontro tra un intagliato­re di legno addolorato e burbero che accoglie ragazzi difficili nel suo laboratori­o e trasmette loro le cose che sa. L’Italia è piena di artigiani che hanno nelle mani grazia e sapienza. In quelle mani sta, forse, la salvezza del nostro piccolo mondo».

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