Corriere della Sera - La Lettura
Nella trappola di Niño, Niña e crimine
L’esempio forse più chiaro e immediato della «causazione circolare cumulativa» (come avrebbe detto l’economista Gunnar Myrdal, premio Nobel nel 1974 con Friedrich Hayek) che lega il dato climatico al fattore politico è costituito da quel che avviene in Guatemala, lo Stato più popoloso del centramericano «Triangolo del Nord» che include l’Honduras e El Salvador, la regione più violenta e pericolosa al mondo se si escludono le zone di aperto conflitto.
La guerra civile terminata alla fine del Novecento e durata decenni ha trasformato in un fertilissimo terreno per la criminalità organizzata il Paese, al centro delle rotte per cui passa il narcotraffico tra i luoghi di produzione dell’America meridionale a quelli di consumo dell’America settentrionale. Allo stesso tempo il Guatemala è uno dei dieci Stati al mondo più afflitti da eventi metereologici eccezionali, a causa dei capricci di El Niño e La Niña, cioè dell’oscillante interazione tra temperature e correnti oceaniche e circolazione equatoriale dei venti, fenomeni la cui natura caotica è verosimilmente amplificata dall’attuale surriscaldamento.
Ne deriva un sempre più parossistico regime di alternanza tra precipitazioni violente e rovinose e disastrosi periodi di estrema siccità, regime che tra il 2008 e il 2010 ha comportato ad esempio la distruzione di più dell’ 80% dei raccolti. L’incapacità delle istituzioni statali a far fronte alla situazione consegna il Paese, e specie i giovani, all’influenza delle organizzazioni criminali, la cui presa rinforza sempre più il perverso circuito da cui essa trae origine.