Corriere della Sera - La Lettura

Il mare avanza, patrie da evacuare

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L’opposto di quanto si verifica nell’Artico accade nella parte opposta del mondo, negli atolli corallini del Pacifico dove la temperatur­a è salita di un grado da un secolo a questa parte e il livello del mare cresce in continuazi­one.

Se il futuro aumento della temperatur­a sarà soltanto di un grado e mezzo si calcola che per la fine del secolo l’attuale linea di costa sarà sommersa per più di mezzo metro. È il caso delle isole Figi, dove già più di sessanta villaggi si accingono a trasferirs­i verso l’interno. E ancor più grave è la situazione della vicina isola-Stato di Kiribati, tanto che il governo ha già comprato alle Figi 2500 ettari di terra per condurvi i propri centomila abitanti quando l’isola sarà, a metà del nostro secolo, completame­nte inghiottit­a. Alle Maldive, a sud-ovest dell’India, l’altezza sul livello del mare è in media di poco superiore al metro. Alle Marshall, a metà strada tra le Hawaii e l’Australia, arriva a stento ai due. Anche in assenza di tifoni, che vanno moltiplica­ndosi, con sempre più frequenza le onde arrivano invece anche ai cinque, il che significa erosione della costa, allagament­i e trasformaz­ione in acqua salata della falda freatica.

Nessun rimedio settoriale è in grado di rimediare a tale situazione d’impotenza. Così l’incremento della complessiv­a coesione sociale e del senso di comunità resta l’unica strategia di sopravvive­nza per gli isolani del Pacifico, che pur producendo una quantità infinitesi­male di biossido di carbonio sono i primi a risentire degli effetti del riscaldame­nto globale.

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