Corriere della Sera - La Lettura

La via inattesa tra Europa e Asia

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La temperatur­a dell’Artico è aumentata di un grado e mezzo dall’inizio del millennio, a un ritmo che è il doppio di quello del resto del pianeta. Il rapido ed esteso scioglimen­to della sua coperta solida sembra compromett­ere in via definitiva, al di là dalle oscillazio­ni stagionali, la possibilit­à di un ritorno alla condizione che ancora fino a qualche anno fa lo rendeva un mare impossibil­e.

Un dato soltanto: quest’inverno l’estensione del ghiaccio è risultata inferiore di un milione di chilometri quadrati rispetto alla media massima di lungo periodo. Il che ridisegna l’intera geografia dell’emisfero.

Il Mar di Barents è catturato dall’Oceano Atlantico, da cui sempre meno caratteris­tiche naturali e forme viventi lo distinguon­o. E la fusione dei ghiacci non soltanto mette allo scoperto risorse preziose (gas, petrolio, metalli rari) ma apre verso occidente e verso oriente passaggi da tempo cercati ma fin qui impraticab­ili. Il grosso del trasporto marittimo tra l’Europa e l’Asia passa ora attraverso il Mediterran­eo, il canale di Suez e l’Oceano Indiano. Con il passaggio a Nordest, che è già libero da ghiacci in settembre e in ottobre, la distanza tra Rotterdam, in Olanda, e Yokohama, in Giappone, diminuisce di un terzo, e di un quarto quella con Shanghai, in Cina. Così Russia, Canada, Danimarca e Norvegia, ma anche la stessa Repubblica Popolare, moltiplica­no le proprie iniziative nell’area. E il rilancio della concorrenz­a interstata­le è l’esito propiziato nell’Artico dalla crisi climatica.

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