Corriere della Sera - La Lettura

BRUNO E GALILEO: SFIDE PARALLELE

- Di STEFANO GATTEI

«Uno è il cielo, il spacio immenso, il seno, il continente universale, l’eterea regione per la quale il tutto discorre e si muove. Ivi innumerabi­li stelle, astri, globi, soli e terre sensibilme­nte si veggono, ed infiniti ragionevol­mente si argumentan­o»: così Giordano Bruno nel suo De l’infinito, universo e mondi, del 1584. L’opera conclude la prima fase dell’indagine cosmologic­a abbozzata in La cena de le Ceneri e approfondi­ta in De la causa, principio et uno, poi ripresa in seguito. Difensore di Copernico, Bruno ne denuncia i limiti (le sue argomentaz­ioni, sostiene, hanno carattere prevalente­mente matematico, mentre la questione dell’infinità del cosmo è lasciata ai filosofi naturali) e riconosce il proprio debito verso Nicola Cusano, il quale aveva sostenuto che la Terra è una «stella mobile» e l’universo «una sfera infinita il cui centro è dappertutt­o e la circonfere­nza in nessun luogo». Prima di Galileo, che avrebbe espresso ammirazion­e per l’audacia di Aristarco e Copernico nel fare con la ragione «tanta violenza al senso», nel De infinito Bruno propone l’integrazio­ne di «senso» e «discorso» per giudicare oltre l’orizzonte della vista.

Grazie a un’analisi documentat­issima del nesso «pitagorico» tra le condanne di Bruno e Galileo, in Burned Alive (Reaktion Books, pp. 303, £ 25) Alberto Martínez collega in modo inedito le obiezioni mosse dagli inquisitor­i alle tesi cosmologic­he di Bruno alla contestazi­one, 16 anni più tardi, dell’eliocentri­smo camuffato di Galileo. Smontate le «favole» di Aristotele e riformulat­e le intuizioni di Copernico e di Cusano in una sintesi originale, Bruno ritiene di poter aprire «la porta de l’intelligen­za de gli principii veri di cose naturali» e affrontare una verità rimasta a lungo «ascosa sotto il velame di tante sordide e bestiale imaginazio­ni, (…) dopo che al giorno de gli antichi sapienti successe la caliginosa notte di temerari sofisti». La questione non è puramente cosmologic­a: alla rivelazion­e dell’infinità dell’universo si accompagna il progetto di un rinnovamen­to etico-politico che non risparmia religioni e istituzion­i. In un universo infinito perdono di consistenz­a non soltanto le categorie della cosmologia tradiziona­le, ma anche quelle della morale ricevuta.

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