Corriere della Sera - La Lettura
BRUNO E GALILEO: SFIDE PARALLELE
«Uno è il cielo, il spacio immenso, il seno, il continente universale, l’eterea regione per la quale il tutto discorre e si muove. Ivi innumerabili stelle, astri, globi, soli e terre sensibilmente si veggono, ed infiniti ragionevolmente si argumentano»: così Giordano Bruno nel suo De l’infinito, universo e mondi, del 1584. L’opera conclude la prima fase dell’indagine cosmologica abbozzata in La cena de le Ceneri e approfondita in De la causa, principio et uno, poi ripresa in seguito. Difensore di Copernico, Bruno ne denuncia i limiti (le sue argomentazioni, sostiene, hanno carattere prevalentemente matematico, mentre la questione dell’infinità del cosmo è lasciata ai filosofi naturali) e riconosce il proprio debito verso Nicola Cusano, il quale aveva sostenuto che la Terra è una «stella mobile» e l’universo «una sfera infinita il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo». Prima di Galileo, che avrebbe espresso ammirazione per l’audacia di Aristarco e Copernico nel fare con la ragione «tanta violenza al senso», nel De infinito Bruno propone l’integrazione di «senso» e «discorso» per giudicare oltre l’orizzonte della vista.
Grazie a un’analisi documentatissima del nesso «pitagorico» tra le condanne di Bruno e Galileo, in Burned Alive (Reaktion Books, pp. 303, £ 25) Alberto Martínez collega in modo inedito le obiezioni mosse dagli inquisitori alle tesi cosmologiche di Bruno alla contestazione, 16 anni più tardi, dell’eliocentrismo camuffato di Galileo. Smontate le «favole» di Aristotele e riformulate le intuizioni di Copernico e di Cusano in una sintesi originale, Bruno ritiene di poter aprire «la porta de l’intelligenza de gli principii veri di cose naturali» e affrontare una verità rimasta a lungo «ascosa sotto il velame di tante sordide e bestiale imaginazioni, (…) dopo che al giorno de gli antichi sapienti successe la caliginosa notte di temerari sofisti». La questione non è puramente cosmologica: alla rivelazione dell’infinità dell’universo si accompagna il progetto di un rinnovamento etico-politico che non risparmia religioni e istituzioni. In un universo infinito perdono di consistenza non soltanto le categorie della cosmologia tradizionale, ma anche quelle della morale ricevuta.