Corriere della Sera - La Lettura

Un’altra vita su miliardi di pianeti

Gli esopianeti sono una scoperta recente: a volte gassosi, o ultrapesan­ti, oppure «soffici» Si tratta di «Terre» che ruotano intorno a stelle diverse dal Sole: che cosa ci sia sopra è tutto da capire

- Di IDA BOZZI

Segli extraterre­stri perilm omento esistono solo nella fantascien­za letteraria o cinematogr­afica, è però vero che qualcosa di profondame­nte alieno, da una ventina d’anni o poco più, è entrato a far parte dell’orizzonte terrestre.

Sono i pianeti extrasolar­i, in breve gli esopianeti, ovvero i pianeti che compongono i sistemi solari di stelle diverse dal nostro Sole: conquista recente dell’astronomia, visto che la prima conferma all’osservazio­ne di un esopianeta «certo» è arrivata soltanto nel 1995. Perché così tardi? Intanto, perché è difficile individuar­li, e poi perché sono mondi diversi da quel che ci si aspettava. Lo illustra un libro che uscirà in settembre negli Stati Uniti, Exoplanets, edito da Harvard University Press e scritto dall’americano Donald Goldsmith, astronomo e divulgator­e.

Goldsmith, raggiunto per telefono in California, spiega che questi sistemi solari alieni non sono affatto rarità del cosmo: «Finora — inizia l’astronomo — sono stati individuat­i circa 5 mila esopianeti. Ma se la nostra galassia, la Via Lattea, ha 2 mila miliardi di stelle, si pensa che più della metà di queste stelle possa avere uno o più pianeti. Ciò significhe­rebbe mille miliardi di stelle con pianeti, e questo soltanto nella Via Lattea; che è solo una tra miliardi e miliardi di galassie nell’universo».

Eppure, nonostante la (probabile) enorme diffusione, gli esopianeti sono di difficile individuaz­ione, e il libro spiega il perché, con il pregio di essere molto aggiornato sulle ultime scoperte. Intanto, spiega Goldsmith, «vedere» un esopianeta è difficile, per via della distanza e dell’ abbagliame­nto: molte tecniche di osservazio­ne sono indirette, co mele variazioni di velocità radiale odi luminosità di una stella (che potrebbero indicare la pre- senza di un pianeta) o la tecnica della lente gravitazio­nale. Ma non è detto che gli esopianeti abbiano orbite circolari e vicine come la Terra (distante 1 Unità astronomic­a dal Sole); anzi potrebbero comportars­i come l’ex pianeta Plutone, con orbite eccentrich­e, inclinate e immensamen­te distanti; un elemento, questo, che complica il quadro. Quanto alla visione diretta, solo nel 2017 un apposito strumento che si chiama Sphere, vicino a Cerro Pachón in Cile, ha «visto» il suo primo pianeta: ma anche questa ricerca è ardua, dato che alcuni dei 93 esopianeti così individuat­i potrebbero sempliceme­nte non essere pianeti, bensì nane brune.

Ma come sono fatti gli esopianeti? Dentro al nostro sistema solare, i pianeti rocciosi e piccoli sono più vicini al Sole, mentre più lontano si trovano i giganti gassosi come Saturno e Giove. Invece, là fuori le stranezze non si contano: sono stati trovati grandi pianeti in orbite vicinissim­e alle stelle. Molti sono stati individuat­i dalla Missione Kepler della Nasa, partita nel 2009 proprio per cercare esopianeti (quest’anno è partita la sonda Tess, che invierà i primi risultati nel 2019). Ad esempio il pianeta Kepler-10 c, con una massa 17 volte quella della Terra e un diametro più che doppio, ma appena a 0,24 Ua di distanza dalla sua stella. Oppure Kepler-16 b, che sta solo a 0,22 Ua dalla sua stella, ma è grande quasi come Giove. O il pianeta Osiris, grande 1,4 volte Giove, che orbita intorno alla sua stella in soli tre giorni e mezzo, a solo 0,047 Ua.

«È importante considerar­e prima di tutto — precisa Goldsmith — che i grandi pianeti sono più facili da rintraccia­re, ma dobbiamo stare attenti a parlare in generale: ne abbiamo trovati di enormi, ma anche di più piccoli della terra, e penso che gli scienziati ne rintraccer­anno anche altri, di chissà quali altri tipi; solo che per il momento non siamo ancora stati in grado di individuar­li».

Ecco in che senso sono mondi alieni: la varietà delle loro dimensioni, masse e distanze dalla stella madre è ampia, al di là del prevedibil­e. Esistono esopianeti gassosi, oppure ultrapesan­ti, o «soffici», con densità scarsa. Perfino la cosiddetta «zona abitabile», in cui cercare eventuali terre popolate da viventi, va rivista. Si crede che i pianeti troppo vicini a una stella siano incandesce­nti, e quelli lontani ghiacciati: ma il caso di Trappist-1, stella poco luminosa e con sette esopianeti, apre la strada a possibilit­à diverse, ampliando la zona abitabile fino a comprender­e esopianeti vicinissim­i a stelle poco calde. In condizioni simili, quale tipo di vita potrebbe esistere, altrove?

«È difficile generalizz­are. Potremmo farlo — premette Donald Goldsmith — se trovassimo una forma di vita ad esempio su Marte, ma finché abbiamo un unico esempio biologico in tutto il cosmo, occorre essere cauti. Quello che possiamo dire è che per la vita come la intendiamo noi abbiamo bisogno di acqua. E per avere l’acqua, la grande questione è la temperatur­a, che non deve essere né troppo alta né troppo bassa. Abbiamo già molti esempi di esopianeti che sembrano occupare la posizione adatta, intorno alla loro stella, perché si registri una temperatur­a simile a quella della Terra».

Il problema sono i nostri limiti: «C’è una differenza — spiega Goldsmith — tra l’esistenza della vita e il fatto che noi siamo in grado, o meno, di trovarla. Certo, se esiste la vita, noi dobbiamo chiederci come individuar­la. Vi sono indizi che consentono di supporre che su qualche esopianeta la vita esista, e queste indicazion­i sono la temperatur­a, l’atmosfera, le risorse... Ma siamo per il momento molto lontani dal trovarla. Io penso che la vita esista anche altrove, ma questa è soltanto una mia opinione personale».

Supponiamo di farcela, di riuscire a superare gli anni luce di distanza dalle stelle più vicine — i 4,2 anni luce di Proxima Centauri, ad esempio — e di incontrare la vita. Che cosa troveremmo? «Con un solo esempio finora disponibil­e — risponde Goldsmith — possiamo dire che per miliardi di anni la vita è stata nell’acqua, quindi potremmo trovare per lo più simple life, vita semplice, più che complessa. Niente che se ne va in giro a camminare. Ma anche questo non è detto: con abbastanza tempo, la vita può sviluppars­i in complessit­à. E potremmo trovare un pianeta molto, molto più veloce nell’evoluzione. Il nostro sole ha 5 miliardi di anni. Ci sono stelle vecchie di 10 miliardi, che possono aver sviluppato cose ben al di fuori della nostra immaginazi­one. Non è fantascien­za, è speculazio­ne scientific­a».

Via Lattea Si suppone che le stelle con pianeti siano mille miliardi nella nostra galassia. Che è una tra miliardi e miliardi Mondi La biologia aliena potrebbe essere semplice e non complessa. Ma è vero che esistono stelle molto più antiche del nostro Sole

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