Corriere della Sera - La Lettura
Il pericoloso intreccio tra divinità e nazione
Mentre la teologia cristiana, specie quella cattolica dopo il Vaticano II, è giunta a ripensare il rapporto con le altre religioni su un piano di parità, riconoscendone l’eguale dignità sociale, alcune tendenze sembrano invece muovere in direzione opposta, rinnegando il processo di progressiva separazione tra l’orizzonte spirituale e quello politico che ha caratterizzato la storia occidentale dal XVI secolo. Dinanzi alla globalizzazione economica e alla internazionalizzazione dei centri di decisione politica, si afferma la tendenza alla rinazionalizzazione delle politiche e alla restrizione dei meccanismi democratici per la gestione delle relazioni domestiche e internazionali nei singoli Stati, che si accompagna alla parallela restrizione delle tutele per le minoranze religiose, paradossalmente argomentata in nome della «democrazia». Torna così d’attualità l’antico nesso tra confessionalismo, religione civile e nazionalismo che ha segnato la genesi dello Stato moderno e che necessita quindi di essere indagato ancora una volta. Lo farà a Berlino (6-8 settembre) un convegno organizzato dalla European Academy of Religion and Society, un network di facoltà teologiche e dipartimenti di studi religiosi delle più importanti università europee (per l’Italia partecipa la Cattolica di Milano). Interverranno, tra gli altri, José Casanova, che alla fine del millennio aveva colto le linee del prepotente ritorno delle religioni nel libro Oltre
la secolarizzazione (il Mulino, 2000) e Hans Joas, filosofo e sociologo attento alla dimensione religiosa dell’identità individuale e collettiva (suo il saggio La fede come
opzione, Queriniana, 2013). Numerose le relazioni che analizzeranno, tra l’altro, i diversi casi nazionali.