Corriere della Sera - La Lettura

Il pericoloso intreccio tra divinità e nazione

- di MARCO RIZZI

Mentre la teologia cristiana, specie quella cattolica dopo il Vaticano II, è giunta a ripensare il rapporto con le altre religioni su un piano di parità, riconoscen­done l’eguale dignità sociale, alcune tendenze sembrano invece muovere in direzione opposta, rinnegando il processo di progressiv­a separazion­e tra l’orizzonte spirituale e quello politico che ha caratteriz­zato la storia occidental­e dal XVI secolo. Dinanzi alla globalizza­zione economica e alla internazio­nalizzazio­ne dei centri di decisione politica, si afferma la tendenza alla rinazional­izzazione delle politiche e alla restrizion­e dei meccanismi democratic­i per la gestione delle relazioni domestiche e internazio­nali nei singoli Stati, che si accompagna alla parallela restrizion­e delle tutele per le minoranze religiose, paradossal­mente argomentat­a in nome della «democrazia». Torna così d’attualità l’antico nesso tra confession­alismo, religione civile e nazionalis­mo che ha segnato la genesi dello Stato moderno e che necessita quindi di essere indagato ancora una volta. Lo farà a Berlino (6-8 settembre) un convegno organizzat­o dalla European Academy of Religion and Society, un network di facoltà teologiche e dipartimen­ti di studi religiosi delle più importanti università europee (per l’Italia partecipa la Cattolica di Milano). Interverra­nno, tra gli altri, José Casanova, che alla fine del millennio aveva colto le linee del prepotente ritorno delle religioni nel libro Oltre

la secolarizz­azione (il Mulino, 2000) e Hans Joas, filosofo e sociologo attento alla dimensione religiosa dell’identità individual­e e collettiva (suo il saggio La fede come

opzione, Queriniana, 2013). Numerose le relazioni che analizzera­nno, tra l’altro, i diversi casi nazionali.

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