Corriere della Sera - La Lettura

I Paesi dell’Est scordano le lotte per la libertà

Polacchi, cechi e ungheresi: cresce l’insofferen­za per i valori democratic­i

- Di FEDERIGO ARGENTIERI

Il giovane nonno e leader ungherese Viktor Orbán — la cui figlia maggiore si è fatta beccare mentre gettava un pannolino sporco per terra in Croazia, mettendo così in pratica il sovranismo ambientale (tenere pulito solo in casa propria) — ha assunto ufficialme­nte nelle scorse settimane la guida della destra continenta­le, sia dell’Est che dell’Ovest: convinto che le elezioni europee del 26 maggio prossimo rappresent­eranno un’occasione unica per ottenere la maggioranz­a e rimodellar­e l’Unione Europea a proprio piacimento, si è già candidato a presiederl­a.

Molti sono gli elementi a favore di questa ipotesi. In ordine sparso, il sostegno da parte di Trump e Putin; lo stato di quasi completo disorienta­mento in cui si trovano le forze liberali, democristi­ane e socialdemo­cratiche costruttri­ci dell’Europa; ma soprattutt­o il fatto che Orbán è sempre riuscito a giocare d’anticipo sui suoi avversari, sia a Budapest e nella regione che a Bruxelles. Tanto per dare qualche segnale, ha proseguito imperterri­to l’opera di riportare la capitale ungherese a come era fino al 18 marzo 1944, non esitando a spostare il monumento a Imre Nagy, leader della rivoluzion­e del 1956, dalla piazza del Parlamento alla riva del Danubio, in ossequio al principio secondo cui anche un comunista «buono» resta pur sempre un comunista.

A questo proposito, anche a Praga l’anniversar­io dell’invasione del 1968 è stato celebrato in sordina, con alti livelli di disaffezio­ne nonché di ignoranza da parte di molti cittadini cechi, slovacchi ed europei (per non parlare dei russi). Per chi ritiene la Primavera di Praga una parte integrante del patrimonio democratic­o del continente, questa è un’altra brutta notizia, non sufficient­emente compensata dall’esistenza nella capitale ceca di un eccellente e rinnovato Museo del comunismo che, contrariam­ente ad altri nella regione, è altamente istruttivo ed esauriente.

La battaglia è e sarà in primo luogo culturale, tra chi fa leva sulle paure e i pregiudizi e chi vuole ragionare. Per cominciare, bisogna chiedersi perché proprio i tre Paesi — Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria — che combattero­no coraggiosa­mente le dittature comuniste in nome degli ideali europei, oggi guidino la battaglia contro di essi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy