Corriere della Sera - La Lettura

Penisola iberica, il posto più fedele a Bruxelles

L’eco delle dittature passate è un forte antidoto a ogni scetticism­o

- Di ANDREA NICASTRO

Non c’è altro spicchio di continente oggi più europeista di quello composto dai vicini diversi Madrid-Lisbona. Nel loro orizzonte politico non sono sorti movimenti euroscetti­ci o protezioni­stici. Persino i «nuovi arrivati» sono filo Ue. A sinistra Podemos e a destra Ciudadanos non discutono Bruxelles e anche gli indipenden­tisti catalani hanno come pre-condizione per la secessione da Madrid la permanenza in Europa. Appare un dato in controtend­enza dal momento che la grande crisi ha colpito durissimo anche qui.

In Portogallo si è arrivati a livelli di povertà greca. In Spagna la «svalutazio­ne competitiv­a» ha portato stipendi più bassi di un terzo. Eppure la coppia iberica ha continuato a tifare Ue. Perché? Una delle ragioni è nella memoria collettiva. Chi oggi ha più di 50 anni ricorda ancora molto bene le dittature che hanno impoverito la penisola per decenni. Altrove si parla di funzione pacificatr­ice dell’Europa solo nei discorsi istituzion­ali, qui è vita vissuta.

Apprezzare l’Ue non significa comunque avere vita facile. Il Portogallo si è ritagliato il ruolo di ultima trincea socialdemo­cratica. Il governo del socialista Antonio Costa regge da tre anni ed è riuscito a conciliare liberismo, investimen­ti esteri e protezione sociale. Un equilibris­mo in controtend­enza che ha Cassandre ovunque. A Madrid, la primavera ha portato un ribaltone parlamenta­re e il partito socialista spagnolo (Psoe) ha strappato il governo ai conservato­ri del Partido Popular. Mentre l’ex premier Mariano Rajoy aveva gestito la crisi con le ricette più amare di derivazion­e tedesca, il nuovo primo ministro Pedro Sanchez ha rispolvera­to il «socialismo dei diritti» inventato da Zapatero.

Le riforme liberiste di Rajoy hanno permesso di tornare a crescere a ritmi superiori al 3% e, quindi, sostanzial­mente, non si toccano. Per differenzi­arsi Sanchez punta su parità di genere, migranti e dialogo politico. Fiore all’occhiello è un governo di 11 donne e 6 uomini. Marchio distintivo è l’apertura dei porti alle navi delle Ong respinte dall’Italia. Ma la prova di sopravvive­nza di Sanchez sarà il confronto con il secessioni­smo di Barcellona. È lì che si gioca il suo destino politico e il futuro della Spagna.

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