Corriere della Sera - La Lettura
Si gioca la faccia sul voto per Strasburgo
Il presidente francese ha un progetto, ma può affondare
La questione europea è centrale per la Francia di Emmanuel Macron, l’unico leader eletto sulla base di un’analisi condivisa con gli avversari: l’opposizione tra destra e sinistra è sorpassata, la divisione vera è tra «progressisti» pro-Europa e «nazionalisti» anti-Ue. Su questo Macron e Marine Le Pen erano d’accordo durante la campagna elettorale e lo sono ancora di più adesso, mentre il fronte contrario all’integrazione sembra avanzare.
Macron si è posto come l’alfiere di tutti gli europeisti non solo francesi, quindi le elezioni europee del 2019 sono cruciali per lui. Dovrà respingere di nuovo l’attacco di una Le Pen che sembrava sul viale del tramonto e invece si trova inaspettatamente rivitalizzata dal protagonismo del suo alleato Matteo Salvini. I sovranisti, magari aiutati dall’americano Steve Bannon, sognano di conquistare la maggioranza a Strasburgo e fermare definitivamente il cammino verso un’Europa integrata.
La minaccia è grave soprattutto per Macron, che ha avuto il coraggio di porre l’ideale europeo al centro della sua proposta politica, ma adesso, proprio sul tema centrale del suo quinquennio all’Eliseo, si trova solo. Gli è venuta a mancare la sponda dei grandi Paesi fondatori: l’Italia e anche, sia pure in modo meno evidente, la Germania dell’indebolita cancelliera Merkel.
Lo slancio ideale dimostrato nel discorso di Macron alla Sorbona del 26 settembre 2017 è rimasto finora privo di conseguenze concrete. Il presidente non ha rinunciato però all’idea di riformare l’Unione e terrà, come annunciato, le «consultazioni democratiche» in ogni Paese per coinvolgere i cittadini che sentono Bruxelles come lontana e burocratica. Ha cominciato a fine luglio a Lisbona, continuerà a fine agosto a Copenaghen e Helsinki per continuare altrove. «L’Europa deve diventare un tema più caldo, più sensuale», dice Macron, che teorizza ormai una suddivisione del continente in tre «cerchi» nell’arco di 10-15 anni. Il cerchio più esterno sarà fondato sulla condivisione dei valori democratici; quello mediano corrisponderà più o meno all’attuale zona euro, mentre «il cuore del reattore», di cui farà parte la coppia franco-tedesca, avrà un mercato del lavoro e politiche economiche comuni.